PROFILO
D'USO: BEAULIEU 6008 S
di
M. Di Cintio
In
sostituzione del modello 5008, nel 1979 il celeberrimo costruttore
francese di cineprese "hi-end" presentò il
modello 6008, in due distinte versioni: una, denominata "Pro",
dotata di sistema di trascinamento sonoro ma priva di testina
e amplificazione; il suo fiore all'occhiello era la presenza
di un modulo di sincronizzazione al quarzo (24 o 25 fps) per
filmare in doppia banda. L'altra con la designazione "S",
ossia per riprese sonore dirette su pellicola prepistata,
è l'oggetto di questo articolo.
Praticamente identiche dal punto di vista estetico, entrambe
accettano il caricatore da 60 m, e costituiscono la base sulla
quale si sarebbero innestate le successive declinazioni di
questo modello, ossia la 6008 SD (dotata di contafilm/fotogrammi
digitale), la 7008 e la 9008, che hanno trainato la piccola
casa francese fino ai primissimi anni del nuovo millennio
(caso unico nella storia del Super 8).
Come di consueto, iniziamo la disamina di questa (ambita)
cinepresa, analizzandone le principali caratteristiche tecniche:
Obiettivo:
intercambiabile; in dotazione Schneider F:1.4, 6-70 mm
Distanza minima di messa a fuoco: 1,5 m
Diametro filtri: 67 mm
Zoom: manuale ed elettrico a velocità variabile da
un minimo di 3" a un massimo di 7", mediante potenziometro
Possibilità "macro": sia nel campo grandangolare
(fino alla lente frontale, mediante selettore su ottica),
sia in quello normale fino alla focale di 25 mm
Mirino: reflex con specchio montato su otturatore a ghiogliottina;
campo di messa a fuoco su vetro smerigliato; correzione diottrica
entro ± 4 diottrie
Segnali visibili nel mirino: contametri, regolare trascinamento/fine
pellicola, test pile, modulazione sonora, corretta esposizione
(auto e manuale)
Oculare: in gomma
Pulsante di scatto: elettromagnetico con blocco di trascinamento
e presa per comando a distanza elettrico (jack da 2,5 mm)
Cadenze di ripresa: scatto singolo, 4, 9, 18, 24, 36, 56 fps
(per la Pro: 80 fps invece di 56)
Apertura otturatore: settabile su due diversi tempi di esposizione:
1/96 e 1/60 a 24 fps
Effetti in ripresa: dissolvenza e assolvenza, anche incrociate,
mediante chiusura manuale dell'otturatore; riavvolgimento
(anche integrale) possibile solo con caricatori sonori
Sincro flash: presente per avanzamento a scatto singolo
Intervallometro: incorporato con cadenze di ripresa di un
fotogramma ogni 1, 10 o 30 sec
Esposizione: automatica TTL (di tipo stop-down), con lettura
semi-spot "pesata" al centro; blocco "AE",
accoppiata a valocità di trasporto e sensibilità
della pellicola. Possibilità di impostazione manuale
di diaframma da F:1.4 a 22. Possibilità di compensazione
fissa dell'esposizione agendo sul selettore della sensibilità
entro ± due terzi di stop.
Sensibilità gestibili: da ASA 12 a 400 (filtro escluso)
, mediante selettore esterno (manuale)
Filtro di conversione: incorporato nell'ottica
Contafilm: graduato in metri da 0 a 15 o 60 (additivo), con
azzeramento automatico all'estrazione del caricatore
Alimentazione: 6 accumulatori a stilo al Ni-Cd (autonomia
di circa 8-9 caricatori standard), oppure 6 pile a stilo alkaline
(autonomia di circa 3-4 cartucce)
Controllo stato d'esercizio batteria: integrato nel mirino
mediante indicazione LED
Durata: almeno 10 caricatori muti in normali condizioni di
temperatura (check)
Audio: sistema sonoro "direct sound"
Varie: attacco per cavalleto da ¼ di pollice; uso cartucce
da 60 m; ottica intercambiabile con attacco a vite passo "C"
(tiraggio: 17,52 mm)
Accessori in dotazione: tappo copriobiettivo, cinturino impugnatura,
paraluce in gomma.
PANORAMICA
Quando, all'inizio degli anni Cinquanta, Marcel Beaulieu decise
di cominciare a progettare e costruire cineprese, sognava
delle macchine che fossero basate su alcune caratteristiche
tecniche delle cineprese dei formati maggiori, proprie del
mondo professionale. Fra queste, due peculiarità erano
irrinunciabili: la possibilià di cambiare le ottiche
e quella di utilizzare un otturatore dotato di specchio per
una visione reflex senza "furto di luce", come capita
a tutte le cineprese - anche di fascia alta - che utilizzano
il più classico prisma. Il primo modello per S/8 a
incarnare queste peculiarità poco dopo l'introduzione
del nuovo formato, fu il modello muto 2008, presto seguito
dalla più famosa 4008. Vedremo più avanti quali
vantaggi apportano tali soluzioni.
Rispetto ai precedenti modelli sonori, la serie "6000"
rappresenta un bel passo avanti in termini di maneggevolezza,
estetica ed ergonomia: facendo un largo uso di plastica di
buona qualità per il cabinet, risulta più leggera,
mentre il manico, quasi perfettamente orizzontale, consente
di tenere braccio, polso e mano in una posizione molto più
naturale rispetto alle cineprese con impugnatura verticale;
niente a che vedere con quella sorta di abbozzo di impugnatura
presente sulla 4008, che sembra un elemento decorativo o poco
più.
Sul lato comandi del cabinet fa bella mostra di sé
la scritta "Hall Sensor System", ossia sistema a
sensore di Hall: il sensore di Hall è un componenete
che, fra le altre cose, permette di regolare l'alimentazione
di un motore mediante variazione di un campo magnetico generato
da un sensore; francamente non si capisce per quale motivo
una cinepresa così ricca di contenuti, debba vantare
dispositivi presenti in qualsiasi cinepresa sonora, detto
sensore altro non essendo che la solita levetta asservita
a un potenziometro necessario per mantenere costante la distanza
suono-immagine durante la ripresa. Sarà forse un po'
più raffinato della media, ma in tutte le cineprese
sonore che mi sono capitate, non è mai successo che
questo cruciale componente presentasse malfunzionamenti, neppure
nei modelli di fascia più economica. Un vezzo tutto
francese?
UTILIZZO
Impugnando la camera con la mano destra, lo spazio che separa
l'indice dal pollice entra in contatto automaticamente con
la parte inferiore dell'impugnatura, dove è posto l'interruttore
generale; così facendo, la cinepresa attiva tutti i
circuiti.
In modo altrettanto automatico, l'indice, non ancora impegnato
nell'azionamento del pulsante di scatto, viene a trovarsi
in corrispondenza dello speciale tastino arancione presente
sulla unità di controllo dell'obiettivo (LCU); premendolo,
automaticamente lo zoom arriva alla sua massima focale e il
diaframma viene portato a tutta apertura: ciò per facilitare
la messa a fuoco, dato che questa configurazione riduce drasticamente
la profondità di campo visibile nel mirino (cfr articolo
specifico sul tema). Infatti, analogamente a quanto accade
nella Leicina, essendo il sistema di traguardazione a valle
del diaframma (e non a monte, come succede con le cineprese
reflex a prisma), nel mirino è visibile l'effettiva
apertura di lavoro e perfino l'eventuale presenza del filtro
di conversione. Se si focheggiasse senza spalancare il diaframma,
il rischio di una messa a fuoco non del tutto accurata sarebbe
molto elevato.
Una
volta preso il fuoco, si rilascia il tastino di cui sopra,
si compone l'inquadratura agendo sulla ghiera dello zoom e,
scegliendo il tipo di focale che si preferisce, si lascia
che il diaframma si chiuda al giusto valore (le spie nel mirino
di sovra/sotto esposizione si spengono e l'immagine diventa
meno luminosa, ma questo è il minimo
). Riguardo
alla lettura esposimetrica, c'è da dire che il manuale
della 6008, ben lontano da un certo tipo di "autocompiacimento
celebrativo" in stile Nizo, è l'unico che mi sia
capitato che dichiari esplicitamente quale parte del campo
inquadrato il sistema automatica tenga in maggior considerazione
ai fini della determinazione del corretto valore di diaframma:
l'esauriente e sobrio libretto che accompagna la macchina,
a pagina 22 ci svela che la fotocellula legge l'intero campo
inquadrato, ma è più sensibile nella parte centrale
e inferiore, al fine di evitare il cosiddetto "effetto
cielo"
Una volta impostata la giusta apertua, si potrà schiacciare
il pulsante di scatto e - meraviglia! - il mirino inizierà
a sfarfallare, come non si era mai visto in altre cineprese.
Ciò è pefettamente normale con la Beaulieu:
il mirino riceve la luce dallo specchietto montato sull'otturatore,
quindi la luce in ingresso all'obiettivo viene inviata alternativamente
24 volte al secondo al mirino (quando la griffa trascina la
pellicola e questa non deve ricevere luce) e 24 volte al secondo
alla pellicola stessa. L'effetto può essere fastidioso
ma ci si abitua presto, anche se il fastidio è tanto
maggiore quanto più bassa è la cadenza di ripresa
prescelta.
Volendo
impostare il diaframma di ripresa manualmente, basta spostare
il selettore apposito su "manual": l'esposimetro
continua a fornire indicazioni di sovra/sotto e corretta esposizione
nel mirino, ma deve essere l'operatore ad agire sulla ghiera
del diaframma (presente sull'ottica) fino ad avere la giusta
lettura. Questa, fra l'altro, è l'unica procedura possibile
quando si utilizzano obiettivi non provvisti di LCU, o mutuati
dal mondo della fotografia 35 mm e usati sulla 6008 tramite
appositi adattatori (di reperibilità attualmente non
facilissima, ma neppure impossibile: gli attacchi più
comuni sono Canon, Minolta e Nikon).
A differenza delle Nizo di fascia alta e di alcune Canon,
non è possibile disaccoppiare il servomotore dell'Optivaron
dalla ghiera delle focali, conseguentemente l'escursione focale
di tipo manuale non è fluida come con i modelli che
permettono il disaccoppiamento. Altro motivo di disagio: la
ghiera dei diaframmi del "6-70" in dotazione è
a filo del barilotto dell'obiettivo e, pur presentando delle
tacche scavate, non è sempre facile localizzarla e
azionarla senza staccare l'occhio dal mirino.
Ottiche dedicate e alternative allo Schneider in dotazione,
sono un 10 mm della stessa casa tedesca e un 6-80 mm più
un fisso da 10 mm della Angeniuex. Per pochissimi fortunati,
invece, è possibile montare l'edizione speciale di
un'altra stella del S/8 e cioè quel 6-90 monstre concepito
per la Bauer 715, ma in versione con diaframma a cinque lamelle
e con LCU. Anni fa ne vendeva un esemplare la PRO 8 a un prezzo
che sfiorava i $ 2.000 (parliamo ovviamente del solo obiettivo).
Volendo utilizare un caricatore da 60 m, è necessario
rimuovere il coperchio della parte superiore del vano cartuccia,
mediante una monetina da usare per agire su una sorta di vite
a cui far compiere un mezzo giro: il coperchietto così
asportato, va custodito in un posto sicuro perché è
alquanto soggetto ad andare perso; costava tanto incernierarlo
al resto del cabinet come hanno fatto tutti gli altri costruttori
che si sono cimentati con questa tipologia di cartuccia? Certo
oggi il rischio praticamene non si pone, ma, come già
accennato in passato, non è poi impossibile imbattersi
in caricatori di questo tipo, aprirli senza danneggiare i
bordi dei due semigusci e ricaricarli con vari tipi di pellicola;
anzi, una macchina come questa invoglia a farlo, visto che
si può considerare praticamente universale dal punto
di vista dell'interfacciamento con l'esposimetro e anche perché,
come vedremo più avanti, solo così è
possibile sfruttarne tutte le potenzialità.
La
macchina è un po' più rumorosa (metallica) rispetto
alla Canon 1014 XL-S, ma apprezzabilmente meno di una Leicina;
ovviamente improponibile il paragone con la Nizo 6080, sotto
questo punto di vista.
Leggermente contrastata la chiusura del vano cartuccia: occorre
premere con una certa forza sullo sportellino e solo allora
agire con decisione sul pomello a scorrimento orizzontale.
MA
sapendo lo sforzo a cui questo componente viene sottoposto
ogni volta che viene richiuso lo sportellino (ed essendo fatto
di plastica), conviene acquistare da Wittner l'apposito pezzo
di ricambio costruito totalmente in metallo e praticamente
eterno. La sua sostituzione è un gioco da ragazzi.
Meglio farlo subito dopo aver ricevuto la camera, senza aspettare
che il pomello resti in mano: ciò avrebbe come conseguenza
l'impossibilità di chiudere il vano cartuccia
L'otturatore
a ghigliottina può essere regolato su due distinte
posizione: "normal" con un tempo di esposizione
pari a 1/96 di sec per ciascun fotogramma, e "L.L."
(low light, bassa luce); in questo secondo caso il tempo di
esposizione aumenta a 1/60; detti tempi sono relativi alla
cadenza di ripresa di 24 fps, ma sul manuale sono riportati
tutti i tempi di otturazione per ciascuna velocità
e per entrambi i settaggi. A seconda del settaggio prescelto,
occorre adeguare l'impostazione sensitometrica sulla scala
dei valori ASA il cui pomello presenta due indici, uno per
ciascuna impostazione dell'otturatore, congegnati in modo
tale che, con l'aumento del tempo di posa, la sensibilità
risultante effettiva aumenta di un po' (circa mezzo diaframma).
Altrimenti detto, la camera non è "intelligente"
al punto tale da capire da sola che il più lungo tempo
di esposizione deve essere compensato con una diaframmazione
leggermente superiore (più chiusa); sotto questo aspetto,
macchine come la Canon 1014 XL-S o la Nizo Pro sono più
evolute (ma l'elettronica è anche più complessa).
Nell'uso
normale conviene tenere l'otturatore sulla posizione standard,
tuttavia effettuando delle panoramiche orizzontali o riprese
da autoveicoli in movimento, è consigliabile allungare
il tempo di posa, al fine di ridurre l'effetto strobo che,
con tempi più brevi di 1/60, tende a essere un po'
fastidioso. In effetti, la possibilità di scegliere
fra queste due impostazioni appare, a mio avviso, più
legata a fattori estetico-dinamici di questa natura che all'esigenza
di guadagnare qualche valore di stop filmando in ambienti
poco illuminati. Questo soprattutto perché con questa
cinepresa si ha comunque il vantaggio di inviare tutta la
luce disponibile verso la pellicola, senza perdite di luce
lungo il sistema reflex, come già spiegato in precedenza.
In breve la 6008 non può essere minimamente raffrontata
a una cinepresa "XL", anche perché non ha
bisogno di questi trucchetti.
I
due tasti per l'azionamento dello zoom sono posti sul lato
sinistro della LCU, invece che sulla parte superiore del corpo
macchina; questo, se da un lato può apparire come una
scelta obbligata, dall'altro potrebbe creare qualche fastidio
da parte di operatori mancini.
Nell'uso comunque, la camera si tiene bene, essendo relativamente
leggera e ben bilanciata, anche se si rimpiange l'assenza
di una staffa ad appoggio-spalla.
La possibilità di eseguire dissolvenze mediante l'apertura
variabile dell'otturatore è limitata, al giorno d'oggi,
a quelle in chiusura e in apertura; la dissolvenza incrociata
richiede il riavvolgimento della pellicola e, mancando un
sistema di blocco del nottolino di avvolgimento, questa operazione
è preclusa con l'utilizzo di cartucce da 15 m; in teoria
però, non ci sarebbero problemi se si usasse una magazzino
da 60 m, ma ormai è una cosa quasi impossibile.
PRESTAZIONI
OTTICO-MECCANICHE
La prima cosa che si apprezza quando si visiona il materiale
girato con questa cinepresa è la "pulizia"
di immagine: con questo termine intendo riferirmi alla purezza
dei colori, all'incisività dei dettagli, a una sorta
di nitore che rende ogni soggetto più godibile rispetto
a ciò che mi è capitato di veder uscir fuori
da altre cineprese. È come se la francese avesse sollevato
una sorta di velo impalpabile che ricopriva le immagini prodotte
con altre macchine, disvelando la realtà: ecce imago!
Come se, prima di provare la 6008, avessi ammirato un pur
splendido panorama attraverso un pur ottimo vetro di finestra
chiusa: ora quella finestra è finalmene spalancata
e il panorama ha una "dimensione" in più
Sarà una sorta di suggestione dovuta alla consapevolezza
che fra lente posteriore dell'obittivo e piano pellicola non
ci sono "inutili" elementi ottici intermedi? O sarà
l'aria fresca che penetra nella stanza?
No,
le suggestioni non c'entrano affatto, come confermano i test
condotti sui cunei per le prove MTF usando anche altre cineprese:
il girato di questa macchina ha effettivamente qualcosa in
più che risiede nella capacità di rendere il
microcontrasto al meglio: a ingrandimenti estremi, le aree
di transizione dalle parti più scure a quelle più
chiare sono compatte e nette, senza "alonature".
È questa qualità della struttura di immagine
che si riverbera positivamente sull'impressione generale sopra
descritta; davvero 10 e lode. Idem per l'obiettivo in dotazione
che se la batte bene anche rispetto all'Angeniuex ed è
utilizzabile anche alla massima apertura senza apprezzabili
scadimenti qualitativi.
Uno dei rischi che si corre quando si arriva a possedere una
cinepresa a ottiche intercambiabili, è che si venga
contagiati dal virus del "provinatore": l'eziologia
prevede che si cominci col filmare il medesimo soggetto con
macchina su stativo, alternando le varie ottiche disponibili.
Lo stadio finale generalmente porta all'utilizzo anche di
ottiche fotografiche. Nel mio caso, oltre al 6-70 Schneider,
all'8-90 Angeniuex e al 10 mm sempre Angenieux, ho provato
anche un 28, un 50 e un 135 mm della Minolta, previo adattatore.
Tranne che coi primi due, in ripresa si segnala una forte
vignettatura nel mirino già con diaframmi medi; il
manuale istruzioni dice di non preoccuparsene, essendo la
cosa perfettamenmte normale. Mi sfuggono le cause, ma in effetti
le riprese non presentano vignettature di sorta. I risultati
sono sempre eccellenti; in particolare, la ridotta PDC delle
ottiche fotografiche produce degli sfocati molto belli alle
spalle del soggetto che sono come delle macchie di colore;
queste fanno sì che i contorni del soggetto in primo
piano si staglino in modo ancora più marcato rispetto
allo sfondo.
Per quanto riguarda la stabilità di immagine, siamo
anche qui davanti a ottimi risultati, anche se nella media
per questa categoria di macchine. Mai registrati inceppamenti
o instabilità dovuti a caricatori difettosi.
Da evitare le dissolvenze di qualsiasi tipo: la natura dell'otturatore
a ghigliottina e il sistema adottato per realizzarne la chiusura
totale, provocano sullo schermo un curioso effetto tipo apertura/chiusura
di palpebre oculari, tanto più marcato quanto più
è chiuso il diaframma di lavoro. Decisamente non è
la vocazione di questa francesina
CONCLUSIONI
Si tratta di una macchina impegnativa: alcune operazioni da
compiere sono meno intuitive e/o immediate che su altre, ma
vista l'impostazione "professionale" della 6008,
non è possibile considerare ciò come un vero
difetto. Di certo non è consigliabile a chi stia muovendo
i primi passi nel mondo dell'imaging analogico, specie se
ha poche conoscenze di tipo fotografico. A mio parere questa
cinepresa (come un po' tutte le Beaulieu), va vista come un
mezzo di generazione di immagini con cui, cioè, concentrarsi
solo sulla fotografia e sul profilmico (rimandando a un secondo
tempo tutto quanto pertiene all'effettistica, secondo un workflow
tipicamente professionale): la sua architettura e le possibilità
di controllo manuale (in primis, l'impostazione della sensibilità
della pellicola), ne fanno una macchina formidabile, in grado
di fornire risultati eccellenti e senza compromessi. Da preferire
l'uso con pellicola negativa, prevedendo una finalizzazione
in digitale anche per aggiungere tutti quegli effetti che,
come abbiamo visto, è un po' disagevole ottenere direttamente
in ripresa. Unica vera pecca: la francese non ama essere "trascurata"
e sopportare lunghi periodi di inattività. Ovviamente
a tutto c'è rimedio, ma il conto del riparatore è
generalmente salato.
Infine
parliamo di prezzi: un esemplare in perfetto stato e pronto
per l'uso, con ottica Schneider 6-70 (più che sufficiente
nel 90% delle situazioni) si aggira intorno ai € 500.
Qualcosa in più in presenza di altre ottiche o accessori
di adattamento e/o potendo dimostrare una buona e recente
manutenzione.