SANKYO
STEREO 800
Oggi
esamineremo quello che, a detta di molti, è uno dei
migliori proiettori giapponesi mai costruiti, se non il migliore,
dopo il GS 1200 della Elmo e, forse, qualche altro modello
della Casa di Nagoya. Questo, ovviamente, prescindendo del
tutto da considerazioni legate al prezzo d'acquisto (meno
della metà dell'Elmo) e dalla differenza di "prestigio"
comunemente accordato a queste due macchine. Infatti l'assenza
di alcune particolarità come per esempio un sistema
di funzionamento a 4 motori e il fatto che sui forum internazionali
se ne parli davvero poco, ha portato a una certa sottovalutazione
di questa macchina che invece, per certi versi, presenta delle
caratteristiche di assoluto pregio.
Costruzione:
L'apparecchio si presenta con quella che alla fine degli anni
Settanta era diventata la "livrea" classica per
i proiettori, ossia dei semigusci in plastica stampata nera,
fissati al corpo principale. Quest'ultimo, però, è
totalmente in metallo, ed è responsabile in buona parte
per il peso non trascurabile di oltre 10 kg della macchina.
Al corpo centrale sono fissati tutti gli organi di trazione,
sicché la robustezza di questo modello è fuori
discussione. Da un punto di vista meccanico, il modello 800
rispecchia la filosofia del tipico proiettore giapponese di
ultima generazione: trascinamento mediante motore a corrente
continua (di fabbricazione Mitsubishi) con generatore di frequenza
che ne permette il controllo elettronico, e trasmissione mediante
cinghia piatta. Vista la situazione in cui ci troviamo, varrà
la pena precisare subito che questa cinghia può essere
tranquillamente sostituita con un O-ring di adeguato spessore.
Una seconda cinghia, di dimensioni molto maggiori, svolge
la funzione di trasmissione/commutazione del moto fra i due
bracci; mai cambiata in tutti gli anni che ho usato questo
proiettore (circa 15).
Le
pale dell'otturatore hanno dimensione non troppo ampia, a
vantaggio della luminosità, anche se non siamo al livello
di un Bauer. Non è difficile modificare l'otturatore
e portarne il numero delle pale a due, consigliabile se si
proietta solo a 24 fps.
Il guidafilm e il pressore sono interamente in acciaio e presentano
una notevole resistenza all'usura; nel mio esemplare sono
transitati chilometri di pellicola e ancora non riesco a vedere
il minimo segno di abrasione della superficie di appoggio,
perfettamente lappata. Fra l'altro il canale del film può
essere pulito con gran facilità e, se ci si dovesse
dimenticare di chiudere il pressore, questo tornerà
a posto da sé, semplicemente riposizionando il coprilampada.
Durante l'estate del 2007, su un - peraltro ottimo - forum
inglese, sono apparse critiche sulla durabilità di
questo importante componente, critiche che non mi sento di
condividere, perché ho già cambiato una volta
il gruppo griffa/otturatore e assemblaggio testine, però
mai il pattino né il contropattino.
Ciò che a prima vista potrebbe far storcere il naso
è la presenza di una griffa monodente: la cosa è
strana, dato che non c'era alcun motivo per una simile scelta,
e soprattutto perché, osservandola da fermo, sembra
quasi che un dentino sia stato tagliato: in altre parole,
il braccetto sembra pensato per ospitare due denti. Comunque
nell'uso, il proiettore si fa apprezzare, fra l'altro, per
la sua "incapacità" di danneggiare le perforazioni
e per il fatto che, se ne incontra di danneggiate da altri
proiettori, la forma del dente riesce a evitare la perdita
del riccio: infatti la griffa è realizzata in modo
da appoggiare sul lato del foro per quasi tutta la sua larghezza,
mentre generalmente la "forzatura" della perforazione
interessa solo la zona centrale.
Piuttosto
caotica la sezione elettronica, situata interamente nella
parte bassa del proiettore, con cavi e cavetti di potenza
e/o di segnale che si intersecano reciprocamente e talvolta
percorrono schede applicate sulla piastra principale; a riprova
della scarsa razionalizzazione dell'insieme, si può
citare che la scheda del circuito di controllo del motore
è montata verticalmente sul gruppo che ospita i finali
di potenza. Per fortuna il preamplificatore delle testine
è posizionato abbastanza lontano dal trasformatore,
protetto da una schermatura metallica che alla prova dei fatti
si rivela sufficientemente efficace.
Sulla piastra madre sono presenti alcuni fusibili di facile
accesso che proteggono amplificatore e altre schede da sovraccarichi
o cortocircuiti.
Sezione
ottica
Il modello 800 monta una lampada alogena a specchio dicroico
15V/150 W (EFR) utilizzabile su due settaggi: "low"
(a 13,5 V) e "high" (a 14,8 V), in modo da razionalizzare
i consumi; generalmente il settaggio più basso è
più che sufficiente.
L'obiettivo
standard è un Sankyo, con escursione focale di 15-25
mm (abbastanza versatile) e una luminosità di F:1.3:
nella foto centrale è quello posizionato a sinistra.
Ma il Sankyo Stereo 800 è da tenere in considerazione
anche perché è forse l'unico proiettore, oltre
agli Elmo, a poter montare un'ottica zoom con F:1.0: si tratta
del "Sankyo Hi-Pro 15-30 mm", raffigurato a destra,
nella medesima foto. Nell'upgrade, più l'aumento di
luminosità, si nota un miglioramento della definizione
(già buona con l'ottica base), e un abbassamento della
diffrazione agli angoli del quadro. Di contro diventa più
critica la messa a fuoco, ma questo è inevitabile;
peccato solo che il pomello che controlla questa operazione,
avrebbe potuto beneficiare di una costruzione priva del lieve
"gioco" che presenta quando se ne inverte la rotazione,
cercando il punto di messa a fuoco ottimale.
Ovviamente è inevitabile domandarsi se questo "1.0"
sia buono quanto quello dell'Elmo. Dal punto di vista della
luminosità effettiva è praticamente impossibile
dare una risposta basandosi su esperienze esclusivamente empiriche,
poiché il GS 1200 ha una lampada da 200 W, ma forse
quando reperirò un ST 1200 potrò rispondere
a questa domanda. Va anche detto che le due ottiche sono totalmente
incompatibili. Dal punto di vista dell'incisività,
però, devo dire che il Sankyo è molto vicino
all'Elmo, praticamente identico; esce sconfitto (ma di misura)
solo proiettando il test SMPTE e osservando le mire più
esterne (la correzione delle aberrazioni cromatiche dell'Elmo
è effettivamente migliore, come del resto è
lecito aspettarsi grazie al maggior diametro dell'elemento
posteriore). Comunque l'obiettivo Sankyo Hi-Pro è un
upgrade senz'altro raccomandabile, se non altro per avere
la certezza matematica che si sta buttando sullo schermo tutti
i lux che il proiettore è in grado di dare. Attenzione,
però; vista la rarità di questo obiettivo, forse
persino più raro dell'omologo della casa di Nagoya,
prima di darsi da fare per acquistarlo, vale la pena modificare
l'otturatore originale: questo farà guadagnare già
circa un 25% di luce in più, ossia un incremento molto
più apprezzabile di quello ottenibile con l'uso dell'1.0;
se non si usa la cadenza di 18 fps, ci si può fare
un pensierino. Ovviamente questa considerazione vale per qualsiasi
proiettore, sempreché lo smontaggio dell'otturatore
non sia troppo complesso.
Sezione
meccanica
Schema classico (pur con qualche "sconcertante"
semplificazione, comunque ininfluente nell'uso), con l'albero
principale che aziona i vari organi di trascinamento: rocchetto
dentato sia in ingresso sia in uscita e gruppo otturatore/griffa.
Quest'ultima appoggia alla camma di plastica (sembrerebbe
bakelite) mediante uno spessore in nylon, e ne segue il percorso
solo grazie a tre molle di metallo (ecco la semplificazione)
che agevolano il moto interno-esterno/alto-basso, e la tengono
perfettamente in posizione; la camma non presenta, quindi,
un solco, ma è aperta. Ciò riduce i punti di
contatto con lo spessore di nylon e, se necessario, esso può
essere ruotato per fargli avere un'usura uniforme e prolungarne
la durata, che, in ogni caso, non è trascurabile, anche
senza ricorrere a questi accorgimenti: basta tenere ben ingrassate
le superfici a contatto.
Il
braccetto della griffa all'estremo opposto del dentino di
trazione, appoggia su piastre di metallo mediante due microsfere
di acciao lubrificate, anche qui con un attrito minimo. La
variazione della messa in quadro avviene grazie allo spostamento
della posizione della griffa rispetto al quadro di proiezione,
senza variazione del centro ottico. La sostituzione della
griffa è un'operazione facilissima che richiede pochi
minuti e, raramente, la taratura.
Il moto dell'albero principale governa anche quello dei perni
bobina tramite una serie di ingranaggi all'interno dei bracci.
Lo spunto all'avvio della marcia avanti può risultare
un po' violento a inizio film, se si utilizzano bobine avvolgitrici
dal nucleo stretto: meglio usare la pizza originale Sankyo
da 240 m che ha un nucleo più largo del comune. Nessun
problema per la proiezione in reverse. Il riavvolgimento esterno
può essere reso più efficiente sollevando la
levetta che si trova proprio davanti alla feritoia di ingresso
della pellicola; questo inserisce un ingranaggio in più
nella trasmissione del braccio riavvolgitore, aumentandone
la coppia (non la velocità!); ciò fa sì
che quando la bobina si appesantisce verso la fine dell'operazione,
il ravvolgimento non rallenta.
L'inserimento del film è completamente automatico:
basta premere il formariccio che resta bloccato per tutta
l'operazione, per poi sbloccarsi portando il selettore principale
su proiezione in avanti o su stop. Il sistema è congegnato
in modo che se non si preme il formariccio, la pellicola non
entra.
Il selettore principale è il tipico commutatore rotante
a 5 posizioni più lo stop: inserimento, proiezione
avanti muta, proiezione sonora; trascinamento in reverse/riavvolgimento
(a lampada spenta), proiezione all'indietro. Sul lato opposto
a quello dell'obiettivo è presente un pomello per il
trascinamento manuale della pellicola, del tipo a pressione:
normalmente non ruota. Tutte le viti senza fine sono in bronzo,
così come le boccole di appoggio dell'alberino principale;
gli ingranaggi interni sono in nylon e appaiono abbondantemente
sovradimensionati per sopportare senza stress proiezioni anche
di lunga durata, coerentemente alla capacità delle
bobine pari a 240m.
Sulla capacità c'è da dire che si può
aumentare fino a 360 m con una piccola modifica: basta montare
un braccio per il riavvolgimento al posto di quello
avvolgitore e limare un po' la zona attorno alla fessura di
ingresso della pellicola, in modo che la pizza da 360 ruoti
senza difficoltà (v. foto); per il braccetto va bene
anche un modello 301 base di gamma reperibile senza difficoltà
a meno di € 50 (è un proiettore buono, ma davvero
molto limitato). Molto ben fatta la sezione sonora: precisa
e robusta la zona testine e ben smorzato e "scorrevole"
il gruppo capstan/volano con un rullo gommato di generose
dimensioni. La testina di rec/play presenta una resistenza
all'usura ben superiore alla media.
Utilizzo:
La macchina, priva di interruttore generale, va in preaccensione
appena la si collega alla presa di corrente; non molto corretto
su una macchina che dovrebbe essere un po' l'ammiraglia della
gamma, ma ho letto che dovrebbe esistere una versione più
recente con un interruttore generale. Scomodo anche il selettore
del voltaggio: per cambiarlo, occorre asportare il coperchio
posteriore. Al di là di queste osservazioni, il proiettore
risulta pratico ed efficace in quasi ogni situazione, e si
può considerare una macchina "universale",
buona per pre-visionare il montato, per sonorizzare una pellicola
o per controllare un film che non si è visto da anni,
così come anche per verificare la riuscita di bobine
appena rientrate dallo sviluppo (cosa che non farei mai con
un Fumeo...) e, ovviamente, per una proiezione buona con gli
amici. È possibile scaricare il film in un punto qualunque
della proiezione, ed è possibile anche fare il contrario,
ossia caricare manualmente la pellicola in macchina in un
punto qualsiasi, pur con qualche difficoltà e rischio
di graffi.
Quello che non convince del tutto sono i pomelli coassiali
del volume, separati per le due piste: sarebbe stato preferibile
un controllo "master" accoppiato a un pomello più
piccolo per il bilanciamento, come sugli amplificatori hi-fi.
Considerazione analoga per i selettori rotativi delle piste
e delle modalità di riproduzione (mono, dual, stereo
e trasferimento di pista con eventuale multiplay): qui non
c'è niente che batta la razionale e intuitiva console
degli Eumig 926 e 938, e questo Sankyo 800 purtroppo li fa
rimpiangere abbastanza sotto questo punto di vista. Niente
di straordinario il pomello di controllo del tono, unico per
i due canali: si tratta della solita "bilancia sonora"
con cui si possono aumentare i toni acuti a scapito dei bassi
o viceversa, con un intervento identico su entrambe le piste.
Preferibile tenerlo sempre in posizione centrale. Tutto nella
norma per la sicurezza contro le cancellazioni accidentali,
grazie a un doppio pulsante di registrazione e al controllo
per le sovrimpressioni da tenere sempre su zero. Complete
le possibilità di collegamento a sorgenti esterne.
Utile per verificare la presenza di segnale sulle piste il
fatto di avere il controllo del livello audio anche in riproduzione,
con due catene di cinque led per canale.
Il controllo per le sovrimpressioni è utile più
che altro come sicurezza aggiuntiva contro le cancellazioni
accidentali; nell'uso reale per la sua funzione, infatti,
il suono pre-registrato non viene attenuato a sufficienza,
mentre il secondo viene inciso con un bias talmente basso
che i toni acuti vengono distorti. Perdipiù la posizione
di "full rec" è preceduta da un click del
potenziometro in concomitanza col quale la testina di cancellazione
viene inserita all'improvviso e non gradualmente come nei
Bauer ed Eumig di "ultima" generazione, per cui
a un certo momento si sentirà il primo sonoro sparire
all'improvviso dopo una certa attenuazione. Giudizio: da non
usare con troppa disinvoltura per le sovrimpressioni, e meno
che mai per le dissolvenze incrociate fra due brani musicali.
Meglio servirsi di un mixer, in questo caso.
Infine va segnalato che è presente un contafilm meccanico
a quattro cifre, graduato secondo 1 valore = 1 secondo di
proiezione (a 18 fps). La precisone non è il massimo,
poiché è collegato alla meccanica tramite una
cinghietta di gomma liscia che può subire lievi slittamenti,
ma è senz'altro utile per avere un riferimento di massima.
Prestazioni
In proiezione lo "Stereo 800" si fa apprezzare innanzitutto
per la stabilità e la più che buona luminosità
del quadro (quasi eccellente con l'otturatore a 2 pale). L'incisività
dell'immagine è molto buona già con l'ottica
standard "1:1.3" , obiettivo che riesce a tracciare
anche i dettagli più minuti da un estremo all'altro
dello schermo. Al riguardo va detto che il bocchettone portaottiche
è un monoblocco di fusione che fa parte integrante
dello chassis interno; in altre parole non è fissato
a questo ma è tutt'uno ed è rifinito con precisione
per adeguarlo alle tolleranze richieste; ciò rende
meno agevole la pulizia del canale di scorrimento, poiché
la sua apertura è piuttosto limitata, ma in compenso
è impossibile che si verifichino disallineamenti con
l'asse ottico della lampada, come può succedere su
macchine in cui il portaottiche è ribaltabile.
Il contrasto è degno di nota in ogni situazione. Si
tratta di un ottimo obiettivo che non ha niente da invidiare
agli Schneider, se non una correzione cromatica diversa, tendente
al freddo (ma qui è questione di gusti). La resa cromatica
è estremamente gradevole, con colori realistici e vividi.
Questo vetro mi piace al punto che è opportuno aprire
una parentesi: visto che l'ottica standard era la stessa per
tutti i modelli sonori della gamma Sankyo, se capita di incappare
in un modello 301 o 401 che, come accennato, possono essere
portati a casa per poco, tanto vale approfittarne per procurarsi
un obiettivo in più, facilmente adattabile agli Eumig
della serie 800 e 900 (e relativi cloni), pur con qualche
scomodità nella messa a fuoco. In particolare rimpiazzandoci
il pur discreto Eumig Vario Eupronet F 1:1.6 (!) si guadagnerà
molto sia come luminosità, che come incisività.
La sostituzione è consigliabile anche al posto dell'MC
15-30 mm F:1.3 Optical Level System in dotazione ai modelli
926 e 938: in questo caso a beneficiarne sarà la definizione
in misura tutt'altro che trascurabile. Anche la stabilità
di immagine fa registrare delle prestazioni che reggono tranquillamente
il confronto coi vari Beaulieu, Bauer, Eumig ecc. pur con
lo scotto della griffa piuttosto rumorosa.
Molto buona anche la sezione audio, con una dotazione di facilities
operative davvero completa, incluso il trasferimento da pista
a pista senza cavetti esterni. La registrazione presenta una
buona qualità audio, con una risposta in frequenza
sufficientemente estesa nell'estremo alto (anche se altre
macchine possono fare di più), e con una pressoché
perfetta coerenza timbrica fra le due piste, cosa da non dare
per scontata viste le loro diverse larghezze (e potenzialità).
Più convincente la riproduzione, al livello dei migliori
concorrenti, eccezion fatta per un lieve, occasionale accenno
di instabilità sui toni medi (rilevabile in cuffia),
dovuto a microvibrazioni della griffa, non del tutto filtrate
dalla scorta inferiore; la cosa è comunque sanabile
con una taratura più accurata della griffa stessa,
ma nell'uso normale è praticamente inavvertibile.
Il suono che esce dalle casse ha una bella timbrica, calda
e ben dettagliata, con fruscio e ronzii davvero molto contenuti,
e con un potenza adeguata. Gli altoparlanti incorporati vanno
rapidamente in saturazione, nonostante la potenza di pilotaggio
sia limitata a 2 Watts contro i 15 W musicali delle uscite
esterne. Se non bastassero, si può sempre collegare
il proiettore a un ampli separato tramite le due uscite di
linea mini jack da 3,5 mm, una per canale.
La parte audio di questo proiettore digerisce maluccio giunture
a liquido di elevato spessore, le quali, a causa della forma
dei pressori sonori, provocano un'interruzione di contatto
nastro-testina, e quindi di segnale, più facilmente
rilevabile che in altri proiettori, anche se ciò dipende
in buona misura dal contenuto del sonoro (per esempio sulle
voci non ci sono problemi). L'ideale è, quindi, fare
giunture con apparecchi Haehnel o Bolex, assottigliando il
più possibile lo spessore delle estremità da
incollare, oppure effettuare giunzioni a secco, che sono praticamente
inaudibili. Ovviamente graditissime le giunzioni realizzate
col sistema Hammann.
Manutenzione
Ingrassaggio una o due volte all'anno a seconda dell'utilizzo.
Pulizia del canale di scorrimento della pellicola e degli
organi di trazione (incluse le guide dei rocchetti) e delle
testine consigliabile ogni circa 120 m di film. In caso di
problemi con la parte elettronica, gli schemi sono ancora
disponibili e non ci sono componenti "customizzati",
per cui la riparazione non presenta difficoltà. Per
griffa e otturatori è necessario fare ricerche presso
i riparatori, ma il fatto che la Sankyo in Svizzera abbia
chiuso nel 2002 e che fino a quella data avesse ancora quasi
tutti i componenti, fa ben sperare che qualcuno abbia rilevato
il magazzino. In ogni caso questa macchina è davvero
robusta e ben costruita: una volta che se ne entra in possesso,
non è difficile far fare un check-up completo e, se
non ha esaurito i componenti col proprietario precedente,
metterla in condizione di durare il più a lungo possibile
con una bella ripulita e un nuovo ingrassaggio.
Accessori
Oltre a quelli standard in dotazione, era presente una taglierina
per sagomare la coda di caricamento e uno spazzolino di pulizia
per il pressore e il quadruccio di proiezione. Accessori opzionali
consigliabili sono il visore a luce diurna SVW 761 la cui
staffa di montaggio può essere utile anche per sorreggere
un anello porta aggiuntivo anamorfico e il bauletto di trasporto
in similpelle nera, oltre ovviamente all'1.0.
Reperibilità/prezzi
Non molto diffuso in Italia, per lo meno guardando le offerte
di Ebay, è un po' più facile trovare questo
proiettore in Germania, anche se non quanto gli Elmo, gli
Eumig o i Bauer. Ma il mercato di riferimento per la Sankyo
pare fosse quello statunitense, dove uno "Stereo 800"
salta fuori in media almeno una volta al mese. Non ci sono
problemi di voltaggio o di frequenza poiché il trasformatore
gestisce qualunque tensione da 110 V a 240 V, sia a 50 che
a 60 Hz. Anche nel Regno Unito ci sono buone possibilità
di trovarne un esemplare. Cloni marchiati Bell&Howell
sono i modelli DCR e DCT che però non sono stereo,
se non in riproduzione tramite uscite di linea. I prezzi in
genere si attestano attorno a un massino di circa € 300
per esemplari assolutamente perfetti, sia esteticamente che
funzionalmente, e completi di ogni accessorio di base (taglierina
sagomacoda, spazzolino di pulizia, bobina auto 240 m, cavo
di alimentazione e i soliti microfono & auricolare di
bassa lega). Ovvio che, nell'acquisto da oltreoceano si debba
mettere in conto maggiori costi di spedizione e tasse di sdoganamento
(anche se forse, nella vendita da privato a privato esistono
delle deroghe). Il dollaro debole dovrebbe comunque compensare
questi extra.
Conclusioni
Da quando possiedo questa macchina, l'ho usata quasi continuativamente,
con minimi interventi di manutenzione straordinaria; pertanto
se si accettano le perplessità sottolineate nell'articolo,
si può affermare che è un proiettore altamente
raccomandabile, sia come apparecchio da proiezione principale
sia come "muletto di lusso" (in caso di infortunio
subito dall'eventuale "fuoriclasse titolare"). Non
meno raccomandabile, se ci si accontenta di una soluzione
"non quarzata", è l'impiego come "telecinema",
poiché il circuito di controllo della velocità
(a due canali) rende semplicissimo l'adattamento alle cadenze
di 162/3 o di 25 fps, in abbinamento però, a un otturatore
a tre o due pale, rispettivamente.