Incontro con Ugo64; Prova su strada dell'ELMO GS1200

Oggi, nello spazio de "La soffitta", è venuto a trovarmi un caro amico, già molto noto ai più, per la sua approfondita conoscenza dell'Elmo GS 1200: si tratta di Ugo, anche conosciuto sul forum come Ugo64, e durante questa lunga chiacchierata, mi aiuterà a familiarizzare con questa macchina che sto imparando a conoscere.

Ugo, secondo te quand'è che la Elmo cominciò a pensare a un proiettore come questo?
E' ragionevole pensare che a Nagoya (sede della Elmo), l'idea di produrre una macchina come il GS1200 sia nata intorno al 1975. Secondo alcuni, infatti, i tempi di ideazione, progetto e sviluppo di un proiettore super 8 di "alta gamma" erano di circa tre anni. Considerato che i primi esemplari furono messi sul mercato nel 1978, ecco che non sembra azzardato pensare che in un qualunque giorno del 1975 i dirigenti della Elmo abbiano convocato i loro ingegneri affinché iniziassero a progettare una macchina superiore a qualunque altro proiettore visto sino a quel momento.

Come nacque l'idea di una macchina così fuori dagli schemi rispetto a quanto si era visto sino ad allora?
Purtroppo possiamo solo lavorare con l'immaginazione: non sappiamo i nomi e le storie dei progettisti; non sappiamo quanto tempo sia stato davvero necessario per l'avvio della produzione; non sappiamo chi sia stato ad ispirare il progetto e a dettare le linee guida. Ma se nel 1975 fossimo stati pazzi, amministratori delegati della Elmo ed avessimo deciso di realizzare quanto di meglio si potesse offrire al mercato, avremmo detto ai nostri ingegneri: "vogliamo un proiettore con una sezione audio pari a quella di una piastra a cassette, sincronizzabile con una qualunque fonte sonora esterna e con collegamenti così duttili da poter sopportare anche i riproduttori ancora da inventare, con tastiera di comando a circuiti logici, con lampada allo Xenon, con una dotazione di obiettivi la cui qualità deve essere pari a quella delle ottiche dei 35mm, con componenti elettronici di alta qualità ma di uso comune in modo che si possano sempre trovare i pezzi di ricambio". Ebbene, alla Elmo qualcuno così ci deve essere stato, perché il GS1200 è davvero tutto questo.

Già da queste frasi traspare una "malcelata" ammirazione per questa macchina: pensi di riuscire a mantenere il distacco che in generale ci si aspetta quando si parla ad altri di un apparecchio, specie in una sede come questa?
Per onestà devo avvertire il lettore che non sarò imparziale: amo senza ritegno questo proiettore! E non solo per le sue elevatissime prestazioni, ma anche per i suoi difetti (risolvibili) e per il suo "carattere", che esige da parte di chi lo possiede, di esserne all'altezza. Il GS1200 non è un proiettore per chi sa solo caricare la pellicola e mettere a fuoco, così come una Ferrari non è un'automobile per chi sa solo mettere in moto, fare benzina e girare lo sterzo.
Non ultimo, amo il GS1200 in quanto si lascia docilmente smontare, riparare, modificare; unico proiettore in grado di fare affidamento su un manuale tecnico destinato in origine ai centri di assistenza, di circa 200 pagine, così ricco e dettagliato come non se ne sono mai visti.
Insomma, tutto sembra pensato per fare di questo proiettore una macchina "di culto".

Ho capito; quindi toccherà a me fare un po' - come dire? - l'avvocato del diavolo, in modo che il lettore possa separare l'amore dai fatti. Non sarà facile, temo (piace tanto anche a me)... Ecco, per cominciare, potresti darci qualche numero sull'Elmo?
Sorprende già da fermo: il peso è di 14 kg; telai e coperchi sono in alluminio pressofuso; quattro i motori - due per i bracci, uno per la ventola di raffreddamento, uno per l'avanzamento della pellicola - due i vu meter per la lettura dei livelli di registrazione o di incisione delle tracce. 50-13.500 Hz la risposta in frequenza a 24 ft/s., 15 watts per canale.

Leggendo svariati post sui diversi forum che frequenti, hai parlato di aggiornamenti di questa macchina da parte della Elmo. Puoi riassumercene le declinazioni?
Sì, dunque, oltre al modello base (alogeno) ed a quello Xenon, ne esisteva uno dotato di computer (un processore Motorola) per il controllo e la programmazione di tutte le fasi di registrazione; sia quello computerizzato che quello con lampada xenon venivano equipaggiati con un amplificatore di potenza doppia rispetto alla versione base, cioè 30 W per canale. Fu poi prodotto in versione telecinema (con otturatore a cinque pale), e sia nella versione alogena, sia in quella Xenon, come macchina abilitata solo alla proiezione (cioè priva della sezione di registrazione).
Nella foto 1 il proiettore è mostrato con il coperchio anteriore aperto.


Si possono vedere i due rocchetti dentati per il trascinamento, il gruppo testine/cellula fotoelettrica per il suono ottico, il canale per convogliare la pellicola alla bobina ricevitrice, il vano lanterna (particolarmente capiente). In particolare quest'ultimo elemento è degno di nota: tale vano, infatti, è decisamente sovradimensionato; se si tiene in conto anche la grande potenza della ventola per il raffreddamento, si capisce subito che la macchina era stata progettata per accogliere una lampada a scarica. La versione alogena può, invero, essere considerata una versione "depotenziata" rispetto alle specifiche originali (ed infatti la Elmo nei primi anni '80 mise in commercio la versione Xenon; nella foto 2 il vano lanterna di tale versione).

Il GS1200 è stato oggetto di alcune migliorie anche dopo la sua entrata in produzione. E' possibile individuare almeno due serie (secondo alcuni, tre). La prima serie si caratterizza per un percorso pellicola simile a quello del suo predecessore, l'ST1200, ove il ricciolo inferiore è "estroflesso", sporge cioè in direzione dell'obiettivo (vedi foto 3);

l'otturatore ha pale di 50° gradi di apertura ognuna: i circuiti di sincronizzazione funzionano solo a 18 ft/s. Queste prime versioni, infine, hanno un punto sulle manopole di regolazione dell'audio per marcare la posizione delle manopole stesse.
Una prima miglioria riguardò proprio il circuito di sincronizzazione, reso abile a sincronizzare pure a 24 ft/s. Fu, inoltre, aggiunto anche un circuito per il controllo di precisione dei motori dei bracci (fig. 7).
Con la seconda serie (o terza, se le modifiche sopra descritte si ritiene individuino già una "seconda serie") viene modificato il percorso della pellicola: il ricciolo da estroflesso diviene introflesso (nella foto 4 il diverso percorso). Il nuovo percorso sembra sollecitare meno la pellicola e contribuisce, fors'anche, ad una migliore stabilità di quadro (le medesime prestazioni ottiche possono però ottenersi anche sulle serie precedenti, con una più accurata messa a punto);


le manopole diventano contrassegnate da un trattino (in fig. 5 le manopole della prima serie).

Un passo indietro è, invece, rappresentato dall'uso di un otturatore con pale più larghe (53° contro 50° della versione precedente). Difficile spiegare le ragione di una scelta così poco opportuna; possiamo, però, fare un'ipotesi. Il GS1200 è stato commercializzato, per i primi due anni, nella sola versione alogena. La versione Xenon si è aggiunta successivamente. E' ragionevole supporre che i tecnici Elmo, per attenuare l'emissione luminosa, e dunque il surriscaldamento della pellicola provocato dalla più potente lampada, abbiano deciso di aumentare le dimensioni dell'otturatore; nello stesso tempo, per economie produttive, abbiano deciso di unificare l'assemblaggio della sezione meccanica sì che la versione alogena e quella Xenon finirono con l'impiegare il medesimo otturatore. Necessario al mantenimento delle temperature nella macchina più potente; sovrabbondante nel proiettore alogeno.
Non v'è dubbio che l'otturatore a pale più larghe peggiori la resa della macchina in proiezione; nondimeno questo limite non deve essere sopravvalutato: più avanti nell'articolo vedremo, infatti, che la sostituzione dell'otturatore è operazione non troppo complessa.
In sintesi: l'ultima serie è da preferire solo se si ha la necessità di sincronizzare a 24 ft/s.

2) Aprendo il coperchio posteriore si ha modo di osservare, tra l'altro, i quattro motori, il fulcro della griffa, la scheda madre col finale di potenza (l'ottimo e tuttora disponibile STK 439), la scheda per la sincronizzazione della macchina ad una sorgente esterna o ad un segnale quarzato, e, sulla destra del motore del braccio anteriore, i trimmers per il controllo dei motori di avvolgimento (vedi foto 6 e 7).


Sebbene la macchina possa, a prima vista, incutere timore, è in realtà assai più semplice da manutenere di quanto appaia. Nella foto 8 sono evidenziate le viti da rimuovere e le prese da disconnettere per asportare la scheda madre e la scheda di sincronizzazione.

La foto 9 mostra il proiettore dopo la rimozione del sottotelaio che ospita l'eccentrico, la griffa, l'otturatore, il piatto ed il portaobiettivo. Nelle foto 10 e 12 sono visibili il sottotelaio medesimo e di seguito alcune griffe.

In effetti incute un certo reverenziale timore anche a me che ormai ho una certa esperienza, pur se solo da autodidatta.
Però, man mano che si entra in confidenza con questa macchina, si scopre che la sua complessità non si coniuga con la fragilità. Tutte le parti di precisione sottoposte ad usura sono in acciaio di ottima qualità. Estremamente resistenti sono il piatto di scorrimento (sono riuscito a forare il piatto di un Fumeo ma non quello del GS) e la griffa, entrambi in grado di sopportare molte ore di lavoro. I motori, poi, sono decisamente longevi e pur quando possono sembrare esausti, basta sostituire le spazzole dei contatti per ripristinarne il perfetto funzionamento. Degna di nota è l'elevatissima durata delle testine: sinora non ho ancora visto un GS (ne ho revisionati circa venti) con questo componente esaurito.

Questo fa piacere saperlo. Ma ce l'avrà pure qualche difettuccio, questo capolavoro. Anticipami qualcosa, tanto prima a o poi finirei per scoprirlo comunque....
Beh, dunque, il GS1200 ha la pericolosa tendenza a graffiare la pellicola. Questo difetto può essere imputato in parte a un improvviso rigurgito di taccagneria che deve aver colto i progettisti nella fase esecutiva: per contenere i costi, decisero di realizzare in plastica alcuni componenti apparentemente marginali che, laddove usurati, possono diventare molto pericolosi per l'integrità della pellicola. Riprendendo l'esempio automobilistico, è come se gli ingegneri Ferrari avessero montato il cruscotto di una Fiat in uno dei loro modelli!
Tre comunque sono i punti ove sussiste il divisato pericolo: il primo è immediatamente all'inizio del percorso del film; il secondo all'altezza delle testine audio; il terzo vicino alla boccola che aziona l'interruttore per lo sgancio automatico delle conchiglie di caricamento


3.1) E' assolutamente necessario sostituire il beccuccio di caricamento con uno modificato così come illustrato dalla foto 12.

Quando il beccuccio è nuovo, non v'è alcun rischio per il film, ma non appena questo inizia a scavarsi una sua sede nella plastica, si producono dei graffi davvero profondi, dapprima sui bordi del fotogramma e poi, via via, su tutta la superficie di questo.

Invero, anche il forma ricciolo e la copertura fissa del primo rocchetto possono, alla lunga, graffiare la pellicola. Per quanto riguarda il forma ricciolo ciò può accadere se i denti del rocchetto non sono collocati nella posizione corretta rispetto al movimento della griffa, di modo che in fase di caricamento si forma un ricciolo troppo ampio che urta contro il fulcro del forma ricciolo. D'altra parte se tale regolazione è correttamente eseguita, tutta la pressione della pellicola sarà scaricata sulla parte superiore della copertura del rocchetto: anche l'usura di tale punto di contatto può determinare, nel tempo, la produzione di graffi sul film. Due sono le soluzioni possibili: o si regola, volutamente, il rocchetto, in modo che la pellicola insista sul fulcro del forma ricciolo, per poi rafforzare il punto di contatto (così come visibile nella foto 13),

oppure si modifica la copertura del rocchetto così come fatto da un proiezionista americano (foto 14 e 15).

Deve però sottolinearsi che queste parti diventano così usurate da graffiare la pellicola solo dopo molte centinaia di ore di lavoro.
Incidentalmente è bene precisare che il caricamento del film avvenga sempre dopo aver sagomato la coda con la taglierina dedicata. Soprattutto se si possiedono altre macchine, è forte la tentazione di caricare il film pur se sagomati con le taglierine degli altri proiettori. Orbene il profilo della testa del film determina l'ampiezza del ricciolo superiore, che, per le ragioni sopradette, è bene sia sempre costante.
Altra fonte di possibili graffi sono le cuspidi che hanno il compito di mantenere il film premuto contro le testine; queste, man mano che si usurano, aumentano la loro impronta, sì che finiscono con lo sconfinare sul fotogramma: si produce, così, un graffio nero visibile sul lato destro dell'immagine in proiezione. Facile è ovviare a questo inconveniente: basta smontare il blocchetto nero che contiene le cuspidi e "sfettare" con una lametta la porzione eccedente (foto 16).


Il terzo punto "pericoloso" è nei pressi della boccola che comanda l'interruttore per l'apertura dei forma riccioli. Se la posizione della boccola è mal regolata, questa indietreggia eccessivamente e consente al film di strisciare sul profilo del canale convogliatore. Per risolvere il problema basta smontare l'intero canale (tenuto in sede da tre viti) e regolare, con una tenaglia, il piede di appoggio del braccetto che ospita la boccola (foto 17).


Veniamo ora alle indicazioni per migliorare le prestazioni di questa macchina, dopo aver eliminato i suoi punti deboli. Immagino che uno che in genere proietta film commerciali non abbia bisogno dei 18 fps e possa di conseguenza, fare a meno di una pala dell'otturatore. Sostituirlo è complicato?
No, anzi la sostituzione dell'otturatore è operazione altamente consigliata, qualunque sia la serie cui appartiene la macchina, anche per montarne uno con due sole pale e di ampiezza inferiore. Il movimento della griffa tollera, infatti, anche pale con soli 45° di apertura; ciò significa che già l'otturatore della prima serie è sovradimensionato rispetto alle potenzialità del proiettore. Ed allora: se il proiettore viene adoperato per proiettare anche a 18 ft/s è comunque utile montare un otturatore a tre pale con pale da 45° (ottenibile tagliando con delle buone forbici la porzione in più di metallo da ogni pala); se, invece, si usa la macchina esclusivamente a 24 ft/s eccellente è la resa se si monta un otturatore a due pale da 45°!


Che incremento di luce si ottiene in questo modo?
Possiamo osservare questa tabella in cui sono riportati i valori in lux misurati su uno schermo di un metro di base. Le misurazioni sono state effettuate utilizzando un obiettivo 1.1 ed uno 1.0; i valori relativi a questa seconda ottica sono riportati tra parentesi. La tensione alla lampada era di 23,7 volt; lampada General Electric EJL 24v. 200 watts (purtroppo l'originale lampada ESC è divenuta quasi introvabile; ed in ogni caso, laddove ho potuto provarla, non ho notato particolari differenze rispetto alla EJL della GE).

Configurazione originale (otturatore a tre pale da 53° ognuna) - obiettivo 1.1
I scatto: 200 lux (220 lux)

II scatto: 270 lux (300 lux )

Configurazione modificata (otturatore a due pale da 45° ognuna)
I scatto: 278 lux (310 lux)
II scatto 380 lux (410 lux)


Come si procede per l'intervento?
Il Service Manual si rivela molto utile per smontare il sottotelaio che ospita il gruppo principale di trascinamento, così da poter rimuovere l'otturatore. L'operazione non presenta particolari difficoltà. Una volta asportata la puleggia cui è accoppiato l'otturatore, si può notare che quest'ultimo è fissato alla prima da tre perni a pressione. Con un martello ed un chiodo sottile questi possono essere espulsi dalle loro sedi. Devono essere conservati, in quanto andranno usati per bloccare il nuovo otturatore (vale a dire che non si deve cedere alla tentazione di segarli per rimuovere l'otturatore!). L'otturatore a due pale si trova spesso su ebay, ma non è difficile sagomarne uno partendo da una lastra di alluminio di un millimetro di spessore. Si tratta di replicare l'otturatore originale avendo però cura di disegnare due pale in opposizione, ognuna con un'apertura di 45° (fig. 18)


Però non mi stai dicendo tutto...qualcuno dice che alcuni tuoi GS 1200 sono "truccati" e non mi riferisco alla sostituzione dell'otturatore!
Vedo che disponi di un ottimo servizio di "intelligence"... mmmhh.. Vabbè confesso! Il GS 1200 consente, senza alcun rischio, di sovralimentare la lampada. Come sai quando la tensione di rete corrisponde a quella impostata sul selettore di tensione, la lampada riceve, al secondo scatto, circa 23.3 volts. Le lampade alogene sopportano molto bene un incremento anche del 5-7% della tensione di alimentazione, l'unica accortezza è di preriscaldarle. Se ciò viene fatto, la vita della lampada non ne risente. Il vantaggio, in termini di luce è tanto: sale la temperatura colore e si possono ottenere sino ad 80/90 lux in più!
Perché ti sei fermato? Mi pare ovvio che devo sapere come si fa...
E' sufficiente aggiungere quattro o cinque avvolgimenti supplementari al trasformatore. Per farlo si deve individuare qual è il cavetto in uscita cui corrisponde il secondo scatto di alimentazione della lampada. Dopo averlo disconnesso dal pannello del trasformatore, ci saldi un pezzo di filo di rame smaltato di eguale diametro e di lunghezza sufficiente per ottenere gli avvolgimenti in più. Dopo aver avvolto il filo intorno al pacco del trasformatore che ospita tutti gli avvolgimenti, si salda nuovamente il filo là dove era stato reciso. Et voilà: ecco circa 1,5 V in più alla lampada!
Ovviamente la sezione ottica non è da meno rispetto alla parte meccanica...
La versione alogena veniva venduta con un obiettivo 1.1/f:12,5-25. Si tratta di un obiettivo dalla resa incostante: alcuni esemplari sono di ottima qualità, altri sono davvero pessimi, dei veri e propri fondi di bottiglia. Si può avanzare questa proporzione: su dieci obiettivi uno è pessimo, uno ottimo, quattro buoni e quattro modesti. Tutto considerato può risultare più gradevole il fratello minore 1.3, il cui miglior pregio è l'ottimo contrasto e la buona attitudine a mettere a fuoco anche sui bordi.

Ma la Elmo era fra le poche case al mondo (assieme a Sankyo, Eumig e Schneider) a produrre un obiettivo con luminosità di 1.0. Cosa ci puoi dire al riguardo?
Si tratta di un obiettivo con focali comprese fra 12,5 e 30mm, dalle prestazioni inarrivabili! In assoluto il miglior obiettivo mai realizzato per il super8. Cromatismo, definizione, messa a fuoco raggiungono davvero la perfezione. Richiede, è vero, una messa fuoco molta precisa, ma vale davvero la pena spendere un po' di cura in più durante questa operazione.
La Elmo forniva, inoltre, altre due lenti, entrambe a lunga focale (25-50mm), rispettivamente 1,4 ed 1,2 di luminosità, per proiezioni in grandi ambienti. L'1,2 è omologo all'1.0, mentre l'1,4 per fortuna, è assai migliore dell'1.1.
Un'ultima annotazione sugli obiettivi: la Elmo ha sempre costruito da sé tutte le sue ottiche.

Bene, allora adesso lo proviamo (slurp, slurp). Se sei d'accordo, avrei preparato questo "menù": come antipasto facciamo qualche minuto di RP 32 della SMPTE (cfr. articolo in archivio), poi la copia Derann di Symphony Hour - davvero una stampa di riferimento - e poi il primo rullo di Alien, sempre in edizione Derann, e non meno buona della Disney, con l'impegno aggiuntivo dell'uso dell'anamorfico, potenziale punto debole dell'insieme. Che ne pensi? Ovviamente usiamo l'1.0...
Menù da ristorante cinque stelle! Non ti nascondo, comunque, che da vero fanatico della tecnica, il piatto forte in questa occasione è per me la SMPTE! Consente di vedere cose che voi umani non potete neanche immaginare...(eheheheh)
Un critico improvvisato potrebbe rimproverarci che manca la proiezione di almeno 15 mt di film girati da noi, però tu ed io sappiamo che le pellicole Kodak sono sempre impeccabili e quindi si tratterebbe di una prova sin troppo facile.


Fatte le regolazioni di rito, carichiamo il film in macchina, e già durante questa fase, se ne apprezza la raffinatezza: una piccola fonte di luce opalescente è posta accanto all'ingresso del film e si accende appena si abbassa il formariccio. Poi, agendo sul tasto apposito, il motore principale si attiva e la pellicola viene caricata. Non appena ricevuta dalla bobina di avvolgimento, il film va in tensione e l'apposito sensore sblocca il sistema di formaricci. Contemporaneamente, la lampada si accende da sé, se gli interruttori sono regolati per questo scopo, e si attiva la riproduzione sonora. Una volta regolato il fuoco, ci si può abbandonare alla magia dell'immagine sullo schermo, anche se il primo film in scaletta ha intrinsecamente ben poco di magico, trattandosi di una mira di messa a fuoco, test di definizione e di stabilità. Devo dire che di primo acchitto la stabilità non mi impressiona particolarmente: eccellente, sì, ma non più di quanto mi sia capitato di vedere con altre macchine, segnatamente (e in rigoroso ordine alfabetico), Eumig serie 900, Fumeo 9120 e Sankyo Stereo 800. Evidentemente la Elmo non era l'unica ad aver raggiunto livelli di eccellenza. Invece mi colpisce di più la definizione dell'obiettivo: strepitosa dai bordi al centro. Ma guardando meglio, si scopre che questo risultato è dovuto anche all'assenza di micromosso (microvibrazioni della griffa), soprattutto in senso orizzontale. Queste vibrazioni normalmente non sono rilevabili come la classica instabilità di quadro, bensì come una lieve perdita di definizione, un po' come quando si fa una foto con tempi troppo lunghi, per intenderci. Sotto questo aspetto, l'Elmo è visibilmente migliore del Bauer T 610, il cui ottimo Schneider 1.1 e l'eccellente stabilità verticale, sono comunque penalizzati dalle microvibrazioni orizzontali di cui sopra, probabilmente per via dell'eccentrico ultraveloce. L'uso di questo obiettivo è quindi assolutamente consigliabile per evidenziare le eccellenti doti meccaniche del GS 1200. Perfette anche la copertura di quadro e l'uniformità di fuoco; del resto se non lo fossero state, Ugo mi ha mostrato dove agire per ovviare al problema. A pensarci bene, anche l'esecuzione dell'RP-32 ha una sua "magia" se fatta su certe macchine...

A questo punto carichiamo il corto Disney. Qui la stabilità dipende in buona misura da come è stata tagliata la pellicola, ma entrambi troviamo che non fa rimpiangere il film di test. Il corto in questione è caratterizzato da quasi totale assenza di grana, per cui si riesce a mettere a fuoco la struttura del colore acquarellato degli sfondi del cartone animato. Ma non si tratta solo di definizione: contrasto e resa luminosa contribuiscono a creare uno spettacolo ai massimi livelli. Infine, con Alien e l'uso dell'aggiuntivo anamorfico si ha in effetti un lieve calo qualitativo, ma molto più contenuto che con altri proiettori: la definizione scende un po' in misura appena percettibile, impercettibile la riduzione della resa luminosa, mentre risulta ancora perfettamente appagante la resa su contrasto e colore, con la quasi totale assenza di aberrazioni cromatiche sui bordi verticali.

Qualche parola sulla qualità dell'audio. Esso è potente e profondo, con una gamma tonale in REC/PLAY particolarmente estesa e rifinita, specie sull'estremo acuto: le alte frequenze, sebbene "sovrabbondanti", non sono quasi mai stridenti (laddove il bias sia stato correttamente regolato). In più è da segnalare la versatilità della sezione audio per il controllo tonale: per quanto ne so, questo è l'unico proiettore mai costruito che non solo ha i potenziometri del tono separati per gli alti e i bassi, ma ce li ha separati anche per i due canali. Si tratta davvero di una scelta senza compromessi, tesa a riequilibrare qualsiasi "incoerenza timbrica" che si dovesse riscontrare nella resa della pista 2 (notariamente meno performante) rispetto alla principale. Verosimilmente, però, questa compensazione era concepita per riprodurre al meglio pellicole duoplay o stereo incise su altre macchine: infatti l'Elmo GS 1200 è in grado di registrare in modo praticamente identico su entrambe, senza particolari artifici di pre o post equalizzazione, pur ammettendo un'oscillazione nel livello di uscita della traccia 2 di più o meno 3 decibel rispetto alla 1, oscillazione dovuta a tolleranze nell'applicazione o nella resa della pista magnetica (se ne fa esplicita menzione nel manuale tecnico). Sono sdoppiati anche i circuiti che pilotano la premagnetizzazione, per cui si può, per esempio, incidere in normal rec una delle due piste e contemporaneamente registrare l'altra in modalità "suono su suono" (parziale cancellazione di un contenuto pre-registrato). Molto precisi e comodi da leggere i vu-meter e quasi ridondante la possibilità di collegamenti in ingresso e uscita.
Altra particolarità della sezione audio di questo splendido proiettore è la presenza di un rullino gommato aggiuntivo subito prima del gruppo testine, visibile nelle foto 3 e 4; normalmente ne è presente uno solo all'uscita del gruppo sonoro, che pressa la pellicola contro il capstan calettato sul volano allo scopo di rendere più stabile la velocità di scorrimento. In questo caso, invece, il pinch roller aggiuntivo pressa il film sulle guide convogliatrici della pellicola pochi millimetri prima che questa passi fra le testine e le relative cuspidi di pressione: la sua funzione è quella di isolare perfettamente la pellicola dalle vibrazioni residue indotte dalla griffa e non del tutto smorzate dalla scorta inferiore. Cosa accade di solito se questo rullo non è presente? Semplice, in certi casi dipendenti da una griffa non perfettamente tarata e/o da pellicola eccessivamente indurita (e pertanto con caratteristiche di elasticità compromesse), si può ascoltare un fastidioso effetto di instabilità su frequenze medio-alte, una sorta di vibrazione che interessa soprattuto le voci femminili più acute e strumenti musicali come la chitarra elettrica; il problema non si manifesta sempre e non si manifesta su tutti gli esemplari di un medesimo modello di proiettore, però talvolta capita e con questo Elmo è possibile eliminare completamente questo difetto. I progettisti della casa di Nagoya tennero senz'altro in considerazione i più recenti sviluppi dell'epoca in merito a trascinamento ad "anello chiuso" nei registratori audio, e li applicarono, opportunamente semplificati, al GS 1200.

Terminata la proiezione, il riavvolgimento si effettua col motorino ausiliario del braccio debitore: si fissa la coda finale alla bobina e si tira all'infuori una levetta gialla in prossimità della feritoia di introduzione della pellicola: voilà, la bobina riavvolge, ma il motore principale e tutti gli organi meccanici interni restano fermi: davvero bello riavvolgere in questo modo, senza dover pensare che all'interno si sta consumando qualche componente (ma dei vari proiettori che conosco, questo è sicuramente quello che avrebbe meno bisogno di questa particolarità).

E veniamo alla prova d'uso per quello che forse è l'impiego in cui risulta più incisiva la versatilità di questo proiettore e la lungimiranza con cui è stato progettato, ossia la sonorizzazione - anzi, più precisamente - il riversamento sonoro da una sorgente sonora a velocità costante (leggi: quarzata), alla pista magnetica della pellicola. In pratica l'operazione che è necessario eseguire quando si ridoppiano in italiano i lungometraggi Derann, o per trasferire l'audio di un proprio film trascritto in video e montato al computer. In questo caso il proiettore deve marciare esattamente alla velocità di 25 fps e avere un impulso di un 25° di secondo per far partire la registrazione. Se il "punto di attacco" è quello giusto, durante il trasferimento si può fare tranquillamente altro che sorvegliare l'operazione; meno che mai è necessario regolare impercettibilmente e in continuazione la velocità di trascinamento del motore, come ero costretto a fare finora. Tutto questo il GS 1200 lo fa da sé, semplicemente con l'aiuto di un sincronizzatore esterno, fabbricato da un brillante ingegnere elettronico tedesco di nome Wolfgang Thuille. Anzi per essere precisi, il sincronizzatore in realtà fornisce semplicemente la frequenza quarzata di riferimento, dopodiché il proiettore "vi si aggrappa" e resta sincronizzato. Ovviamente è anche in grado di far partire la registrazione dopo che la macchina è stata settata in pausa grazie alla tastiera a controllo logico.

Per concludere, vista anche la possibilità di lettura ottica, va detto che il GS 1200 è davvero un signor proiettore dalla vocazione universale, sia per l'esecuzione, sia per l'uso come valido "assistente del suono". Personalmente trovo, comunque, che è con questo secondo tipo di utilizzo che la macchina possa essere sfruttata al meglio, visto che questa possibilità è preclusa a quasi tutti gli altri proiettori, con l'esclusione, forse, del Braun Visacustic, la cui resistenza nel tempo, però, non è altrattanto scontata.

A questo punto non mi resta che congedare l'ospite e ringraziarlo per la sua graditissima visita e per le puntualizzazioni su questo magnifico proiettore. E soprattutto per le migliorie che non smette mai di sperimentare e di condividere con tutti noi. E' stato davvero un piacere. Un saluto a Ugo, e un a presto a tutti i lettori.


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