Quest'oggi
ho deciso di parlare di una macchina con cui, piacendo o
no, tutti quelli che si interessano al nostro hobby prima
o poi devono confrontarsi. E questo per una serie di motivi:
innanzitutto, pur non presentando, il Fumeo in oggetto,
il grado di sofisticazione e di ingegnerizzazione di alcuni
mostri sacri come il Beaulieu 708 o l'Elmo GS 1200, quando
si tratta semplicemente di "proiettare", questa
"Ferrari dei proiettori" è in grado di
dire la sua in modo autorevole. E proprio come le Ferrari
(per lo meno quelle di un tempo), si tratta di un apparecchio
"impegnativo" per l'utente: niente motori separati
per griffa e capstan come nel francese, o quattro motori
come nel giapponese; niente microcomputer che governa la
registrazione come in certi tedeschi. Meno che mai, inserimento
automatico della pellicola; è, insomma, il trait
d'union fra il Super 8 e il resto dei formati (quelli professionali)
nei quali prevale di gran lunga la meccanica sull'elettronica
o su particolari automatismi. Una sorta di memento a compendiare
il "DNA" proprio del cinema in pellicola con le
peculiarità del piccolo formato: cinema - in miniatura
- ma cinema. Mai quanto con una macchina come questa l'appassionato
è in grado, se ce ne fosse bisogno, di accorgersene
o di ricordarsene.
Infatti nel proiettore meneghino tutto parla di "cinema":
dall'odore del lubrificante, ai rocchetti dentati e ai vari
canaletti di scorrimento che fanno bella vista di sé
a coperchio aperto, denunciando, già a un occhio
appena men che inesperto, l'impossibilità di inserire
il film in macchina se non manualmente, proprio come accade
nel formato 35 mm. Meccanica semplice, quindi, e raffinata.
E subito dopo, robustezza e affidabilità: solo i
potenziometri dell'amplificatore e la manopola del commutatore
motore sono in plastica, a parte un paio di guide in teflon.
Tutto il resto è in metallo, perfino le "cinghie"
dei bracci portabobine, che di fatto sono lunghe molle.
Sono
quasi sicuro che questo proiettore, buttato dalla finestra,
si pianterebbe nell'asfalto, ma sostanzialmente resterebbe
integro: tutto il cabinet è di spesso acciaio, roba
da far quasi invidia a un mezzo blindato. Soprattutto è
in acciaio la camma dell'otturatore, a garanzia di prestazioni
eccellenti e costanti nel tempo. Ma anche se un giorno qualcosa
dovesse andar storto, griffe, testine e, appunto, otturatori
sono ancora disponibili da più fonti.
Anche
il peso di questa macchina, oltre 15 Kg, conferma un'impostazione
costruttiva e progettuale totalmente fuori dalla norma,
mentre gli ingombri, pur considerando la possibilità
di montare bobine da 750 m di capacità (per proiettare
un lungometraggio senza interruzioni), restano tutto sommato
non eccessivi: infatti in questo caso la macchina occupa
uno spazio, in senso longitudinale, di circa 80 cm.
Per
caricare il film, occorre aprire il corridoio della griffa,
dopo aver fatto passare la pellicola attraverso il rocchetto
dentato superiore; fattala incastrare fra le guide e i dentini
della griffa, si può richiudere il pattino pressore
e far passare la pellicola attraverso il gruppo sonoro (magnetico
e ottico), e il secondo rocchetto dentato, avendo cura di
lasciare la giusta scorta di pellicola per il riccio. All'uopo
ci si può aiutare col riformariccio manuale.
Una
volta azionato il proiettore, è possibile apprezzarne
la grande silenziosità di funzionamento, malgrado
il fatto che le cinghie dei bracci portabobine scorrano
per buona parte scoperte. Se la pellicola è ben lubrificata,
il rumore del proiettore diventa perfino gradevole, non
esattamente quanto con un Bauer T610, ma molto, molto vicino.
La lampada alogena a specchio dicroico da 24V/200 W svolge
egregiamente il proprio compito, soprattutto perché
collocata a una distanza maggiore del solito dal piano di
scorrimento pellicola, cosa che permette di creare un "fuoco"
del cono di luce più efficientemente sfruttabile
dal piccolo fotogramma S/8; infatti se la parabola della
lampada fosse stata posta alla solita distanza di 30 mm,
una buona parte della luce in più prodotta dai 200
W di questa lampada, sarebbe andata persa. La resa luminosa,
in quel caso, non sarebbe stata molto diversa da quella
di un più modesto proiettore con lampada da 150W,
notoriamente la potenza meglio sfruttabile, dal punto di
vista del rapporto fra calore prodotto/rendimento luminoso,
nel piccolo formato.
Va registrata anche la possibilità di posizionare
la lampada in modo estremamente efficace all'interno dell'alloggiamento,
in modo da avere un'illuminazione di quadro assolutamente
uniforme da destra a sinistra e dall'alto in basso. Una
taratura della lampada ineccepibile è apprezzabile
già con proiezioni normali, ma lo è ancora
di più se si utilizza il cinemascope, poiché
eventuali cadute di luce su un lato dello schermo vengono
evidenziate impietosamente dall'aggiuntivo anamorfico. E
avere un proiettore come questo invoglia decisamente all'utilizzo
di copie cinamascope, anche perché il proiettore
nasce con una pratica predisposizione per accogliere il
supporto anamorfico, studiato per aggiuntivi da 52,5 mm
di diametro. La Fumeo lo fa pagare decisamente caro, mi
pare sui 150 Euro, ma è anche possibile realizzare
qualcosa di più casalingo ed economico, sfruttando
l'appoggio e le viti di fissaggio già presenti.
La
sezione audio è abbastanza ben curata, anche se elettronicamente
si sarebbe potuto fare qualcosa di più: meglio la
parte meccanica, che permette di incanalare la pellicola
con sicurezza e uniformità di trasporto, grazie anche
al pesantissimo volano del capstan di oltre un chilo. La
testina appare ben profilata (traferro ad archetto piuttosto
che piatto), in modo da avere un contatto col nastro magnetico
quasi puntiforme, cosa che minimizza i "singhiozzi"
in presenza di giunte dallo spessore un po' eccessivo, poiché
in questo caso la perdita di contatto ha luogo per un tempuscolo
più breve. Soprattutto mi piace l'estrema robustezza
di queste testine che, per completezza di informazione,
sono costruite dalla Photovox, una ditta di Torino che forse
le può ancora fornire anche in versione bi pista
(stereo). Al contrario di altri apparecchi che mi è
capitato di provare, in cui bastavano poche ore di funzionamento
per poter notare una sorta di lieve lucidatura e avvallamento
in testine appena montate, nel caso del Fumeo la tenuta
di questo componente è totale anche dopo aver proiettato
numerosi lungometraggi, come ho fatto prima di scrivere
queste note tecniche. Altra caratteristica molto apprezzabile:
è possibile regolare la testina perfettamente per
qualsiasi pellicola, anche quelle incise con proiettori
molto starati: una vite regola l'azimuth, due (a brugola)
il tilt e una terza, che passa attraverso la testina stessa,
l'inclinazione longitudinale rispetto al senso di scorrimento
(anche se, verosimilmente, sarà molto improbabile
che si debba intervenire su questa vite, il cui compito
principale resta quello di tenere fissata la testina al
suo gruppo di regolazione). Insomma si può essere
certi che in qualsiasi caso si potrà tirare fuori
dal nastrino magnetico tutta l'informazione audio possibile.
Altrettanto ben curata la parte relativa all'audio ottico,
con vari punti di taratura del "cannocchialino"
che serve a focalizzare sulla colonna audio il minuscolo
fascetto di luce necessario per la scansione sonora. Certamente,
però, questo tipo di audio non può rivaleggiare
col magnetico, anche se, con La romana, in edizione Cifop,
si apprezza un effetto di sala d'altri tempi, evidentemente
carente nella risposta in frequenza, ma molto affascinante.
A proposito di sala, va detto che, se l'acustica non fosse
buona, un controllo di toni medi (pomposamente definito
dalla Fumeo "filtro presenza"), può aiutare
un po' a sistemare le cose. Dal canto mio, comunque, preferisco
prelevare il segnale dalla presa DIN sul coperchio posteriore
e inviarlo a un buon amplificatore esterno, previa equalizzazione
intermedia, visto che il sonoro in uscita da questo terminale
è un po' troppo ovattato.
L'altoparlante incorporato può funzionare a piena
potenza, o con un'attenuazione del 50%, ma può essere
disinserito del tutto, indipendentemente o no dal fatto
che sia collegata una cassa esterna (attacco punto/linea).
Meccanica
interna:
Internamente questo "mostro del S/8" contiene
un po' di plastica in più di quanto lascerebbe pensare
il primo impatto, ma va detto che il suo utilizzo si limita
a grossi ingranaggi in teflon che, se opportunamente ingrassati,
dureranno una vita, visto che appaiono abbondantemente sovradimensionati.
Alcuni di essi sono collegati l'un l'altro da una robusta
cinghia dentata di gomma, francamente l'unico anello potenzialmente
debole, anche se la mia esperienza coi proiettori Eumig
serie 900, che usano una cinghia simile e un po' meno robusta
per la trasmissione da motore ad albero otturatore, mi induce
a fidarmi: nel mio Eumig quella cinghia non s'è mai
spezzata, malgrado abbia lavorato per decine e decine di
ore (oserei dire centinaia); per cui, fatte le debite proporzioni
fra la robustezza di quella Eumig con quella del Fumeo e
la gravosità del lavoro da svolgere (senz'altro inferiore
nel milanese), sento di poter stare tranquillo.
Un'altra cinghia (stavolta di tipo piatto) trasmette il
moto dal motore (gigantesco per un S/8, e più vicino,
come ingombro, a quello di una lavatrice che non ai motori
dei Sankyo o degli Elmo e Yelco) all'albero dell'otturatore,
mentre una terza, calettata su una diversa gola della puleggia
motore, aziona la ventola, che però avrei preferito
calettata direttamente sull'asse motore: infatti, se quella
cinghia del ventilatore si spezzasse, probabilmente, visto
che il proiettore continuerebbe a marciare, ci se ne accorgerebbe
quando già troppo tardi. Probabilmente questa soluzione
è stata adottata per la versione con lampada MARC
300 (a scarica) in cui, essendo questa sempre accesa, si
ha bisogno di una ventola di raffreddamento sempre in azione,
anche a motore di trascinamento fermo: in quel caso la posizione
della ventola è tale che si può facilmente
inserire un motorino ausiliario che lo consenta. Nella versione
normale, però, si potrebbe rimpiangere il sistema
di sicurezza di alcuni Bauer e Silma, che spegne la lampada
in caso di anomalie di funzionamento. Importante quindi
la vigilanza durante la proiezione come fa solitamente un
coscienzioso proiezionista. Vigilanza, del resto, necessaria
per almeno un altro buon motivo: soprattutto proiettando
film lunghi (ma ciò si può notare già
con "pizze" da 180 m con nucleo da 30 mm), è
necessario effettuare il serraggio della frizione del braccio
avvolgitore. Questo perché all'inizio della proiezione,
il ridotto diametro del nucleo bobina su cui la pellicola
viene avvolta, consente già di per sé una
grande "coppia" di trazione, per cui la frizione
dev'essere regolata in modo leggero, per consentire alla
cinghia di slittare sulla puleggia dell'alberino portabobina
quel tanto che basta per non sovraccaricare il motore, il
quale, altrimenti, rallenterebbe in misura evidente. Però,
man mano che la bobina si riempie e il diametro di avvolgimento
cresce, quella coppia di cui sopra diminuisce e la pellicola
in uscita dal proiettore perde di tensione andando a strusciare
sulla base dello stesso, per cui la frizione va serrata
un po', in modo da non lasciare lasca la pellicola. La frequenza
della necessità di queste regolazioni varia anche
in funzione della "pignoleria" dell'operatore
e di quanto sia disposto a rischiare graffi sull'emulsione,
ma dal canto mio posso dire di poter stare tranquillo incrementando
(ossia serrando un po') detta puleggia all'incirca ogni
venti minuti durante ogni proiezione. Ciò si ottiene
semplicemente agendo su una rondella zigrinata che si avvita
sul retro del perno avvolgitore. Va aggiunto che durante
la proiezione in marcia avanti è consigliabile allentare
quasi del tutto la frizione del braccio debitore e creare
giusto un po' di contrasto allo svolgimento mediante un'altra
vite che agisce su una sorta di pattino freno interno alla
sede del perno di svolgimento. Per la retromarcia la configurazione
frizioni-freni dei portabobine è esattamente all'incontrario.
Per cui non ci si spaventi se, iniziando a proiettare in
retromarcia, si vedesse che la bobina debitrice non riavvolge
più: si devono solo fare i necessari aggiustamenti.
Lo stesso dicasi quando, a fine proiezione, il film dev'essere
riavvolto.
Il
cambio di velocità 18/24 fps avviene grazie a una
"forchetta" a due denti tra i quali scorre la
cinghia motore. Previo spostamento della levetta presente
esternamente, la forchetta provoca lo "scivolamento"
della cinghia su due pulegge tronco-coniche di diverso diametro,
in modo che si realizza il cambio di velocità. Come
sempre in sistemi di questo tipo si consiglia di evitare
il cambio velocità a proiettore fermo perché
la cinghia difficilmente supererebbe il dislivello delle
pulegge, cosa per la quale essa necessita di una certa energia
cinetica. Ciò al fine di prolungarne al massimo la
vita. Al riguardo devo confessare che la prima volta che
ho guardato dall'interno questa macchina, mi sono chiesto
come diavolo si potesse sostituire questa cinghia (sicuramente
non eterna) senza essere costretti a smembrare mezzo proiettore.
Poi, guardando meglio, mi sono accorto che tutta la parte
meccanica interna (inclusi i rocchetti e gli organi di trascinamento,
ma non il motore) è montata su un'unica piastra che
può essere sganciata dalla macchina semplicemente
svitando quattro brugole, e queste sono accessibili dal
lato pellicola. In caso di necessità, quindi, è
sufficiente allontanare questo gruppo dal proiettore, posizionare
la cinghia di ricambio sulla puleggia dell'otturatore, riavvicinare
il gruppo al proiettore, tendere la cinghia quel tanto che
basta per farla passare sulla puleggia motore e rifissare
il tutto. Non più di mezz'ora per mani esperte.
Ancor più semplice la manutenzione ordinaria: il
proiettore è lubrificato con olio minerale di cui
va impregnato appena un po' un feltrino a contatto con la
camma dell'otturatore. L'operazione va ripetuta all'incirca
ogni tre quattro ore di funzionamento, ma sempre senza esagerare
altrimenti si ritrova l'olio dappertutto.
Immagine
e ottica
Il trascinamento a scatti avviene mediante griffa a due
denti posizionata sotto il quadruccio di proiezione, una
soluzione rara rispetto alla maggioranza dei proiettori,
in cui la griffa è "a monte" del quadruccio,
e che provoca minor stress nella pellicola, in quanto rispetto
all'uscita dal corridoio pattino/pressore, la pellicola
viene più tirata che spinta. Durante l'esposizione
alla luce, la pellicola viene tenuta in posizione da due
elementi elastici che la pressano dal lato privo di perforazioni,
contro una guida fissa. In caso di riquadro impreciso (per
esempio se la perforazione entrasse leggermente in campo)
o la linea di demarcazione non fosse perfettamente parallela
ai lati orizzontali del quadruccio, è possibile registrare
la posizione di questa guida fissa, anche se è una
cosa da non fare senza un'adeguata pellicola test. La stessa
guida, con la sua inclinazione, presiede anche al perfetto
parallelismo dei lati del fotogramma con quelli del quadruccio.
Il canale di scorrimento del film (pattino guida) è
in acciaio con due sagomature ai lati estremi che servono
per tenere l'area di immagine della pellicola alla giusta
distanza dal pattino stesso per prevenire graffi. Il pressore
(contropattino), invece, mi pare sia di alluminio. Esso,
così come l'obiettivo, è fissato a un supporto
su cardini che, aprendosi quasi completamente, permette
di accedere facilmente al pattino guida, per registrazione
quadro, pulizia o caricamento pellicola. Il supporto comprende
anche il sistema di focheggiatura micrometrico, molto preciso
anche se è un po' scomoda la manopola per l'azionamento
della messa a fuoco, poiché disposta in senso radiale
(di taglio), invece di mostrare tutta la sua circonferenza
come di consueto.
Il
bocchettone portaottiche consente un rapido inserimento
di qualsiasi "vetro" con diametro del canotto
di 31 mm. Su questa macchina è montato un pregevole
Schneider-Kreuznach MC Xenovar con luminosità 1,2
e focali da 15,5 a 28 mm: non il massimo in fatto di versatilità
ma comunque molto buono come incisività, come dimostrato
dal test SMPTE RP-32 (di cui ho già parlato). Lo
stesso test permette di saggiare la precisione e la stabilità
dell'avanzamento pellicola. Su questo punto c'è da
dire che altri proiettori possono fare un pelino meglio
(per esempio il mio "muletto" Eumig S 932 di recente
acquisizione). Ma vista la meccanica quasi tutta di plastica,
in quanto a costanza delle prestazioni, il confronto col
Fumeo è improponibile.
C'è anche da dire che i 200 Watt della lampada non
danno molta più luce di un Bauer T610 o di un Beaulieu
708 (con cui ho effettuato un test comparativo diretto "side-by-side"),
macchine che, però, sono entrambe dotate di lampade
da 150 W e di camma otturatore a profilo "polinomiale",
ossia a scorrimento veloce per consentire un più
ridotto tempuscolo di oscuramento durante il cambio di fotogramma.
In altre parole, sembrerebbe che da questo punto di vista
la camma del Fumeo sia molto meno "efficiente"
e che, per compensare ciò e avere una luminosità
paragonabile a quella delle macchine suddette, sia stato
necessario, appunto, aumentare la potenza della lampada.
Ma allora si potrebbe obiettare cui prodest? Se miglioro
una cosa e ne peggioro un'altra, il risultato finale sarà
al massimo non inferiore a quanto di meglio s'è già
visto in giro... La mia personale sensazione è che
si fosse voluto privilegiare la durata del gruppo camma
otturatore/griffa, poiché in una macchina con profilo
camma non polinomiale, il percorso che il nottolino di appoggio
della griffa è costretto a seguire sulla camma è
molto meno "tormentato" ed è più
fluido: basta azionare la manopola di avanzamento manuale
di un Bauer "Studioklasse", facendole compiere
appena un paio di giri completi, per rendersi conto che
a un certo punto si avverte puntualmente una resistenza
alla rotazione molto maggiore che in altri punti: è
il tratto in cui il nottolino della griffa deve "risalire"
un dislivello molto "ripido" del profilo della
camma (succede soprattutto con la retromarcia, per cui mai
ribobinare film con questi proiettori e mai esagerare con
la proiezione in retromarcia). Azionando la stessa manopola
sul Fumeo, invece, se ne apprezza l'estrema fluidità
e gradualità, cosa che secondo me, provocando uno
stress meccanico inferiore sulla griffa e sullo stesso film,
che viene "strattonato" in basso con meno violenza,
ne allunga considerevolmente la durata. A questo punto l'adozione
di una lampada da 200 W in luogo di una più tradizionale
(ed efficiente) "150", è da vedere come
misura di compensazione per la ridotta performance di un
siffatto otturatore in termini di rendimento luminoso. In
ultima analisi il rendimento è lo stesso di una macchina
da 150 W di lampada, ma la durata meccanica promette di
essere molto più lunga. Va anche detto, però,
che questo mio esemplare è attualmente equipaggiato
con un otturatore a tre pale; montandone uno a due, le cose
migliorerebbero di almeno un buon 25%. In definitica, la
prima cosa che dovrà essere cambiata su questo proiettore
sarà sicuramente la lampada, poiché priva
di preriscaldamento (beh, ma se l'impostazione è
spartana
è spartana sul serio!).
Comunque
al di là di queste considerazioni, l'appassionato
sarà interessato a sapere: "Ma come va questa
macchina?". La risposta è molto semplice: bene.
Nel senso che, pur facendo salve le osservazioni negative
espresse fin qui, se ciò che interessa è la
proiezione di materiale già editato, non si potrebbe
chiedere molto di più, malgré tout (magari
una testina e un ampli stereo). Ho trascorso ore e ore a
osservare e ammirare l'immagine prodotta da questa macchina
per certi versi tanto spartana, e ciò che se ne ricava
è un senso di appagamento che altre macchine, anche
molto blasonate, difficilmente riescono a dare. Merito dell'intrinseca
consapevolezza che essa durerà, che occorreranno
molte ore prima che si manifesti un minimo segnale di usura,
che possibili grattacapi provenienti da funzioni accessorie
(che non ci sono) non potranno verificarsi e che, una volta
messa a punto la macchina e caricata la pellicola, ci si
può quasi del tutto scordare del resto e concentrarsi
e godersi il film; come è successo a me dopo aver
cominciato a sentirmi "sicuro". Che è poi
ciò che dovrebbe realmente interessare al cinefilo/cineasta.
La definizione di immagine si colloca ai vertici, forse
un pelino al di sotto dello Schneider Xenovaron del Bauer,
ma comunque è quasi come confrontare a distanza di
tempo due fogli bianchi e cercare di ricordare quale dei
due fosse il più bianco. I colori sono profondi e
vividi e il contrasto è ottimale, mentre la diffrazione
e le aberrazioni cromatiche sono praticamente assenti. Insomma,
un'immagine pulita di grande soddisfazione, cui fa riscontro
sull'altro versante una "immagine" audio stabile
e decisa, pulita e giustamente raffinata anche nella gamma
di frequenza medio alte, normalmente le più difficili
da riprodurre correttamente.
In
conclusione, nonostante i punti critici suevidenziati, il
Fumeo resta una macchina notevole, che convince pienamente,
nonostante possa sembrare appena un po' più sofisticata
di uno scaldabagno (eppur
funziona!). Insomma è
caldamente raccomandabile a chi necessita di un "animale
da soma" infaticabile, piuttosto che di un purosangue
da competizione e non si lascia intimidire dagli accorgimenti
che richiede. Utile, inoltre, per gli scettici del S/8,
e sconsigliabile ai neofiti, ma solo fin tanto che l'"appetito"
non diventi sufficiente.