QUEI
"MALEDETTI" 18 FOTOGRAMMI
Maledetti
ma indispensabili: 18 è la distanza che separa un fotogramma
S/8 dal suo corrispondente suono; per esempio in un'inquadratura
che mostra un sasso che cade a terra, il rumore relativo al
tonfo inizia, sulla pista magnetica, esattamente 18 fotogrammi
prima di quello in cui il sasso arriva a contatto del suolo.
Per i neofiti, gioverà aggiungere che la medesima distanza
era prevista nelle cineprese sonore fra il quadruccio di ripresa
e la testina di registrazione audio. Ma perché, si
chiederanno soprattutto costoro?
Perché, come è noto, davanti al quadruccio di
proiezione la pellicola viene fatta avanzare a scatti: quando
l'otturatore è aperto e lascia passare la luce della
lampada, la pellicola è perfettamente ferma; poi l'otturatore
si chiude, la luce viene tagliata, e la pellicola è
fatta avanzare per una lunghezza pari esattamente all'altezza
di un fotogramma, in modo che il successivo vada a posizionarsi
esattamente dove si trovava il precedente. Quindi la pellicola
cessa nuovamente di scorrere e un attimo dopo l'otturatore
scopre la fonte di luce; e così via per ben ventiquattro
volte al secondo.
Ma questo trascinamento, costituito da continui "strattoni",
è assolutamente incompatibile con la registrazione/riproduzione
sonora, la quale necessita di un trascinamento il più
possibile costante: non è un caso, infatti, se, nel
descrivere tecnicamente la bontà di un qualsiasi apparato
audio analogico (spesso anche i proiettori), si prende in
considerazione anche l'indice di "wow & flutter",
cioè, in pratica microscopiche fluttuazioni della velocità
che determinano scostamenti più o meno apprezzabili
rispetto a quella teorica. Va detto che sotto una percentuale
di W&F dello 0,6-0,5%, queste fluttuazioni sono avvetibili
solo ad un orecchio esperto e limitatamente a determinate
frequenze.
Comunque per questa ragione, fin dagli albori del cinema sonoro
"Single System, ossia con colonna scena e colonna sonora
abbinate sul medesimo supporto, c'è sempre stata una
certa distanza fra quadruccio di proiezione e testata sonora:
20 fotogrammi nel 35 mm, 27 nel 16 mm, 54 nel Normal 8 e 18
nel Super 8. Si noterà che nell'8 normale questa distanza
è esattamente doppia rispetto al 16 poiché l'altezza
del fotogramma è esattamente metà di quello
del 16. Per cui la distanza in centimenti che separa la parte
sonora da quella ottica è la stessa sia nei proiettori
16 mm che in quelli da 8 standard. Mentre nel S/8 si pensò
di ridurre questa distanza ad appena 18 immagini, in modo
da poter costruire cineprese sonore "direct-sound"
(mai esistite nel formato precedente) che fossero sufficientemente
compatte.
Grazie
a questa distanza, il movimento a scatti della pellicola,
determinato dalla griffa o (nel caso del 35 mm) dal rocchetto
"croce di Malta", viene trasformato in un movimento
continuo prima che essa transiti a contatto delle testine;
a ridosso di queste, poi, vi è un grosso sistema di
pressione capstan/rullo gommato che stabilizza ulteriormente
la velocità.
Ma
la distanza che separa suono e immagine è sempre stata
un bel grattacapo per gli amatori più esigenti, sia
per i filmmaker che dopo le riprese dovevano montare le immagini
col dilemma se tagliare la pellicola secondo gli stacchi visivi
o secondo quelli sonori (anticipati rispetto ai primi); sia
per i collezionisti/proiezionisti di film commerciali ridotti
dal 35 mm. Ed è proprio di un certo problema sicuramente
esperito dai secondi che ci occuperemo in questo articolo
de "La soffitta".
Certamente
sarà capitato a tutti di voler riunire un film completo
suddiviso in un certo numero di rulli da 120 o 180 m l'uno,
su "pizze" più grandi, capacità del
proiettore permettendo. Gli Elmo di fascia alta permettono
di montare bobine da 360 m, pari a circa un'ora di proiezione
senza interruzioni (in pratica la lunghezza media di primo
o secondo tempo di un lungometraggio); coi Fumeo e i Beaulieu
è possibile arrivare a due ore ininterrotte, cioè
proiettare un "lungo" intero senza interruzione,
come nelle sale più aggiornate. In effetti anche questo
accorgimento permette di accorciare un po' la distanza che
separa il cinema casalingo da quello ufficiale, affrancando
anche il pubblico dalla noia di dover interrompere la proiezione
ogni circa 20 minuti, cosa che rende lo spettacolo insopportabilmente
simile alla visione di un film in TV, infarcita di interruzioni
pubblicitarie.
E così il nostro esperto proiezionista di casa avrà
provveduto a "montare" il film per i suoi ospiti,
con la massima cura, avendo rimosso tutte le code inutili
con precisione millimetrica.
Ma a ogni cambio di rullo si sarà accorto che i primi
tre quarti di secondo di registrazione audio di ciascun rullo
risultavano mancanti; peggio di quando si monta un film autoprodotto:
in quei tre quarti non c'era neppure l'audio della scena in
uscita, bensì il vuoto! Colpa dei famigerati 18 fotogrammi.
Infatti i primi tre quarti di secondo sonori dell'inizio di
ogni rullo, sono incisi sulla coda iniziale, proprio quella
che viene tagliata durante la preparazione del film. E siccome
il sonoro di quei 18 fotogrammi non è duplicato sugli
ultimi 18 del rullo precedente (che infatti sono privi di
audio; esso finisce esattamente 18 fotogrammi prima dell'ultima
immagine), ecco che, c'è quasi un secondo di silenzio
a ogni cambio di rullo. E se il rullo comincia con una frase
o un rumore importante, piuttosto che con semplice rumore
d'ambiente, state pur certi che la mancanza si noterà
e darà fastidio, soprattutto a voi.
Un possibile rimedio è includere anche gli ultimi 18
fotogrammi della coda iniziale di ogni rullo, nella preparazione
del film. Però l'audio sarà OK, ma ci sarà
del nero per quasi un secondo fra un rullo e l'altro rendendo
il passaggio ancor più evidente; e forse la coda non
è neppure nera. Decisamente non elegante.
L'unica
alternativa è duplicare il contenuto sonoro degli ultimi
18 fotogrammi della coda iniziale di ogni rullo successivo
al primo, sugli ultimi 18 fotogrammi dell'ultima inquadratura
di ogni rullo. Così per esempio sugli ultimi 18 frames
del rullo n° 1, andrà registrato l'audio degli
ultimi 18 frames di coda iniziale del rullo n° 2. Così
l'inizio del 3 sulla fine del 2, e via di questo passo.
Si tratta di un accorgimento che può sembrare noioso
da mettere in pratica, nonché piuttosto lungo, ma una
volta acquisita esperienza, diventa qualcosa da fare in modo
quasi automatico.
Ovviamente c'è più di un sistema per trasferire
quel 75% di secondo. Io, non avendo a disposizione sistemi
evoluti (digitali) di manipolazione audio, ma possedendo solo
un Bauer T610 e una comune piastra a cassette con posizionamento
automatico del punto di inizio della registrazione (autocue),
mi sono trovato benissimo anche operando con modalità
da "anni '70".
Normalmente procedo così: registro su un nastro al
metal i primi due-tre secondi di audio di ogni rullo successivo
al primo, spaziandoli di 6-7 secondi l'un l'altro, usando
il proiettore come sorgente. La scelta del metal è
preferibile perché si ha la necessità di non
aggiungere fruscio; dato che si tratta di copia da magnetico
a megnetico, è assolutamente da evitare l'uso del Dolby,
quindi l'unica alternativa è sopraffare il fruscio
della copia in cassetta registrando a un livello molto superiore
a 0 deciBel; il metal permette di fare questo senza il rischio
di sovramodulare, potendosi spingere anche a +4 dB e oltre
(per brevi picchi).
Inizio la registrazione dei "codini audio" (chiamiamoli
così) qualche istante prima che il proiettore finisca
di riprodurre la coda: sul nastro ci sarà un po' del
rumore di fondo della coda iniziale. Dopo un paio di secondi,
metto la piastra in "mute" per 6-7 e creo lo spazio
che servirà alla funzione "autocue" della
piastra per posizionarsi perfettamente sull'inizio del "codino",
quando dovrò trasferire ognuno di essi nuovamente sulla
pellicola. Importante: dato che qui occorre "salvare"
l'audio dei primi 18 fotogrammi, è del tutto ininfluente
se si trasferisce del sonoro per una durata superiore.
Una volta parcheggiati tutti i codini audio sulla cassetta,
posiziono il primo rullo del film in prossimità della
fine dell'ultima scena; con l'aiuto del computer di programmazione,
marco il punto di inizio della registrazione (si può
fare anche a proiettore fermo, per maggior precisione), quindi
25 fotogrammi più avanti (meglio abbondare!) il punto
di uscita.
A questo punto riavvolgo il film quel tanto che basta e marco
con una matita dermatografica da montaggio alcuni fotogrammi
che precedono l'attacco della registrazione, in modo da levare
la pausa da playback della piastra al momento giusto. Durante
l'esecuzione del tutto, il proiettore si inserisce automaticamente
in registrazione esattamente dove deve inserirsi (senza il
minimo "click" o "tump" elettronico),
mentre io levo la pausa dalla piastra audio. Il proiettore
registra l'audio necessario a evitare l'inconveniente descritto
in apertura. Poi si ferma. Quindi riavvolgo e controllo che
il passaggio da audio originale ad audio aggiunto sia coerente
per timbrica e livello e senza interruzioni; nel caso ripeto
l'operazione variando l'anticipo. Comunque, lavorando con
macchine perfettamente tarate e a regime di rec level costante,
solo quest'ultimo dovrà essere ricercato, una volta
per tutte, all'inizio del transfer verso pellicola, con un
paio di tentativi. Poi non ci sarà più da preoccuparsene.
Alla fine di tutto questo lavoro, che è più
lungo da descrivere che da eseguire, ci si ritroverà
con i finali dei vari rulli che conterranno l'audio necessario
ai primi 18 fotogrammi di proiezione dei rulli successivi.
Per cui si potrà tagliare via sia la coda finale che
quella iniziale di ogni parte successiva alla numero 1, giuntare
e, se si sarà lavorato con precisione, sarà
praticamente impossibile percepire il cambio di bobina: l'audio
sarà perfettamente privo di interruzioni, esattamente
come dovrebbe essere. Da dire che questo espediente funziona
anche se si vuole riunire su bobine grandi serie di parti
di film con frazionamento breve, per esempio i Goldrake in
serie di 13x60m rendono molto bene in questo modo. Ed è
ancora più facile lavorare con un registratore a bobine
aperte, perché è possibile posionare il nastro
in modo ancor più preciso.
A chi fosse intenzionato a effettuare questo "up-grade",
auguro buon lavoro e non me ne voglia se all'inizio ci sarà
da prendere un po' la mano.